Il paese dei pazzi, e pazze indagini
Le recensioni di "Il Paese dei Pazzi" e "The Sicilian Inheritance"
Ciao Orecchiabilinə,
ricevete questa mail con una settimana di ritardo rispetto alla tabella di marcia perché sette giorni fa eravamo ancora gioiosamente impelagati con il nostro ruolo di giurati per il Premio Lucia. Insieme a Radio Papesse (qui quando hanno suggerito cose belle per noi) e Chloé Barreau (Malafemmina) abbiamo ascoltato, letto e discusso di un variopinto manipolo di lavori e progetti. I vincitori li trovate a questo link.
Tra i premiati, c’è anche Michela Mancini, del cui nuovo e scintillante Il Paese dei Pazzi ha scelto di parlarvi Giacomo. Chiara invece vi porta in un viaggio italoamericano in Sicilia per indagare su un misterioso omicidio con The Sicilian Inheritance.
Pronti, partenza, play!
Il Paese dei Pazzi, Mancini - RaiPlay Sound 🇮🇹
A Genova c’è un posto speciale. È un piccolo laboratorio di ceramica, accoccolato intorno a uno dei cortili dell’ex ospedale psichiatrico e curato con amore da due ceramiste dai capelli argentei. Ai loro corsi partecipano abitanti della zona e alcuni degli ospiti, i “matti”, che ancora oggi spendono le loro giornate tra quelle mura. È un posto fuori dal tempo, ammantato di un’aria gentile e riempito dai suoni delle persone per cui quei luoghi sono una casa. C’è chi passa per rubacchiare una merendina ridendo sotto i baffi, chi per sincerarsi ogni mezz’ora se “c’è ceramica”, chi per farsi regalare con bambinesca insistenza della bigiotteria, da rivendere poi sottobanco in cambio di un caffè. È un posto di scambio. Un posto in cui “matti” e “normali” si mescolano, volendosi bene e accettandosi a vicenda.
È così che mi immagino anche Girifalco, un piccolo villaggio calabrese che ha vissuto in simbiosi con il suo ospedale psichiatrico per quasi un secolo, arrivando negli anni a meritarsi l'appellativo di “paese dei pazzi”, che poi è anche il titolo del podcast di cui vi parlo oggi. A Girifalco, così come nel mio amato laboratorio genovese, i pazienti erano quasi sempre liberi di andare e venire come pareva a loro. Presenze fisse nei bar e nelle strade della cittadina calabrese, la loro esistenza si intrecciava con quella degli abitanti del luogo, orgogliosamente fieri di vivere in un luogo i cui per decenni i diversi non sono mai stati considerati come un qualcosa da nascondere e rigettare.
Nel Paese dei Pazzi seguiamo lo sviluppo della relazione tra il territorio e l’ospedale psichiatrico attraverso i decenni, imparando a conoscere alcuni dei personaggi che hanno contribuito a definire questa relazione. Insieme a loro e Mancini, penna e voce del podcast, saggeremo l’importanza che questo sperduto borgo ha avuto nella storia della psichiatria italiana e osserveremo come questa storia si infili tra le pieghe di una sfuggevole identità calabrese. Il tutto avviene attraverso l’impressionistico montaggio di interviste ad esperti, ex dipendenti dell’ospedale, abitanti del paese e pazienti, in un altalenante andirivieni tra presente e passato, locale e globale. La narrazione è lasciata al minimo e, finito l’ascolto, ciò che resta tra le orecchie è una carrellata di immagini cariche di significati e amore. Quello dei girifalcesi per il loro “paese dei pazzi”. Quello di Mancini per la Calabria tutta.
Come già per Gli Ammutati, il sound design che accompagna le quattro puntate de Il Paese dei Pazzi è curato con maniacale attenzione e contribuisce a dare ritmo alla narrazione, fungendo allo stesso tempo da propellente e da collante a un materiale che, in meno sapienti mani, avrebbe rischiato di trasformarsi nell'ennesimo podcast in cui è la sola curiosità a tenere gli ascoltatori con le cuffie sulle orecchie. Qui invece c’è tutto.
Nell’anno del centenario di Basaglia, se doveste decidere di ascoltare solo un podcast sui “pazzi”, fate che sia questo. Non credo vi serva altro per capirne l’importanza, i limiti e, soprattutto, per capire come sia giusto approcciarsi a chi, per un motivo o per un altro, si trova ad essere fuori da quella discutibile invenzione che è “il normale”.
🎧 Consigli di ascolto: dopo esservi immersi nella storia di Girifalco nelle prime due puntate, nelle due rimanenti si viene di botto trasportarti nella Girifalco di allora e di oggi. Ci sono scene, voci ed emozioni che valgono tutto il viaggio. Non siate pigri.
- Giacomo
The Sicilian Inheritance, Kaleidoscope, iHeartPodcasts 🇺🇸
Intrighi, misteri, lontane radici familiari da riscoprire e italoamericanità sono quello che serve ad attirare l’attenzione di una semplice ascoltatrice come me. Non potevo quindi non proporvi di ascoltare The Sicilian Inheritance.
Un centinaio di anni fa Lorenza Marsala veniva brutalmente assassinata dalla mafia siciliana, o almeno così è sempre stato raccontato ai suoi figli, poi ai suoi nipoti e ancora ai pronipoti. Tra di loro c’è Jo Piazza, autrice e giornalista americana, che decide di immergersi nella storia della sua famiglia, per cercare di capire una volta per tutte cosa è veramente accaduto a sua nonna Lorenza. Col passare degli anni e con il continuo tramandarsi di storie e aneddoti, il racconto familiare sulla sua fine si è infatti fatto sempre più distorto, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso. Tra leggende che la vogliono strega, guaritrice o vittima di mafia, la morte di Lorenza è diventata niente più che una curiosa storiella che sembra donare alla famiglia Piazza una sorta di alone misterioso. Determinata a scoprire la verità e a chiarire una volta per tutte il destino della nonna, Jo Piazza parte per la Sicilia in una sorta di missione a metà tra una vacanza con i suoi tre figli e un’indagine investigativa, affrontando la burocrazia italiana, consultando medium locali e finendo per trovarsi sulla presunta scena del crimine.
The Sicilian Inheritance è palesemente un contenuto pensato da statunitensi per statunitensi, ma parla di Italia, di Sicilia, di mafia, di storie che prendono vita propria mentre passano di bocca in bocca e di orecchio in orecchio e, a queste latitudini, finisce per diventare un interessante esercizio di osservazione della propria cultura raccontata da qualcuno che, pur in parte capendola, ne è irrimediabilmente esterno. Già nel primo episodio del podcast l’host esplicita la sua tendenza a romanticizzare le vicende del passato tipica della sua famiglia, e degli italiani in generale, e anche la tendenza a idealizzare la mafia. Sebbene il suo viaggio abbia proprio l’obiettivo di cercare fonti, e validare queste storie tramandate oralmente, a tratti scivola in un eccesso di ipernarrativizzazione delle cose più semplici (come la piazza di Scopello o l’utilizzo che i comuni delle città italiane fanno degli archivi). Ma è proprio questo esotismo a tratti involontario che rende interessante l’ascolto su un altro livello oltre quello, per chi apprezza il true crime, del voler sapere cos’è successo alla sua bis-bis nonna Lorenza.
- Chiara
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo
RaiPlay ha questo brutto vizio di non aggiungere i crediti nelle descrizioni, e purtroppo non lo fate neanche voi per "Il paese dei pazzi" - pur elogiandone il sound design. Potreste aggiungere questi dettagli nella versione web? Grazie!