Ciao Orecchiabilinə,
Ebbene sì, questa newsletter non è più in vacanza. Sarebbe stato troppo facile rocominciare i primi di settembre, abbiamo invece aspettato che diluviasse a dirotto per poter effettivamente riprendere la pubblicazione. Torniamo in grande spolvero con due storie investigative, una che inizia con il furto della salma di Mike Bongiorno isulle colline sopra il Lago Maggiore, l’altra con uno strano caso di, presunta, isteria collettiva nello stato di New York.
Pronti, partenza, play!
MIKE - Storia di una salma rubata, Giulia Depentor e Giulio D’Antona per One Podcast 🇮🇹
Il 27 gennaio 2011 condividevo con i miei pochi follower in un post su Facebook un sogno fatto quella notte: c’era di mezzo un carro funebre, il papa, Luca e Paolo e una bara comparsa all’improvviso. Due giorni prima, il 25 gennaio, il furto della bara di Mike Bongiorno aveva attirato l’attenzione mediatica e, a quanto pare, il mio subconscio.
La notizia si diffuse presto in tutta Italia, alimentando fin da subito numerose speculazioni e teorie del complotto. Degli undici mesi di indagini però, poco è rimasto nella memoria collettiva, o almeno così mi sembra di percepire. Per sincerarmene ho applicato le migliori tecniche di rilevamento dei campioni statistici costringendo amici con cui ero a cena fuori a ripensare alla vicenda: alla mia domanda nessuno si ricordava esattamente come si fosse conclusa la vicenda. A quanto pare il ricordo più nitido che si ha di quella vicenda è come, per qualche tempo, fosse diventata uno degli argomenti preferiti di chi giocava a fare il simpatico commediante sui social ai tempi di Spinoza e dei proto tentativi di memare, quando ancora non ci si poteva immaginare che sarebbe potuto diventare un lavoro vero e proprio.
Nella realtà, la vicenda delle indagini della salma di Mike Bongiorno è costellata di assurdi dettagli che sono sfuggiti tanto a chi frequentava i social in quegli anni quanto alle cronache dei media tradizionali: presunti tentativi di riscatto, strambe congetture, coinvolgimento di medium e depistaggi causati da mitomani in realtà estranei alla vicenda. Giulia Depentor, già nota a voi lettorə della newsletter con il suo podcast Camposanto, e Giulio D’Antona ripercorrono la vicenda a partire dalla morte del re del quiz, fino al ritrovamento del feretro. Una storia che si snoda in sei intense puntate, partendo dal rapporto di Mike con il lago Maggiore e dalla scelta del suo luogo di sepoltura, per poi passare alla scomparsa della sua salma, alle prime reazioni degli amici, dei familiari e dell’opinione pubblica e al circo mediatico che si è scatenato attorno all’accaduto.
Come se non bastasse, il podcast approfondisce anche un argomento di cui non si sa molto: il fenomeno del traffico di salme, specialmente di personaggi famosi, accompagnando l’ascoltatore in una riflessione più ampia sul culto delle celebrità e sul rispetto della dignità dei defunti, famosi o meno.
Sebbene in alcuni momenti, soprattutto all’inizio della prima puntata, la scrittura tenda eccessivamente verso un tono sensazionalistico, con il dispiegarsi delle vicende le voci narranti si assestano su toni meno enfatici e danno la giusta attenzione alla presenza di molte voci dei diretti interessati, aiutando le orecchie a sentirsi quasi parte dell’indagine insieme agli autori.
- Chiara
Hysterical, Dan Taberski per Pineapple Street Studios / Wondery 🇺🇸
Grecia, 400 a.C.. Rifacendosi a quanto “scoperto” dai medici dell’antico Egitto, Ippocrate conia il termine hysteria per indicare un certo tipo di malanno tutto femminile: l’utero vagante. All’epoca si pensava infatti che l’utero, hystera in greco antico, potesse liberamente spostarsi nel corpo delle donne, provocando scompensi fisici e psichiatrici.
Le Roy, (New York, Stati Uniti) 2011. In un'anonima cittadina statunitense, una ragazza in età da liceo si sveglia una mattina afflitta da tutta una serie di strani tic motori. Le braccia si muovono come guidate da un burattinaio ubriaco. La faccia si contorce in espressioni innaturali. Le parole escono a fiotti, intervallate da suoni gutturali. Mentre i medici cercano di capire cosa le stia succedendo, gli stessi sintomi si presentano in un’altra ragazza. E poi un’altra. E un’altra ancora. E ancora, e ancora, e ancora, in quella che assume tutti i contorni di un’inspiegabile epidemia.
In mancanza di convincenti spiegazioni mediche, Le Roy affonda nel panico e nella melassa di teorie con cui i suoi abitanti provano a spiegarsi quello che sta succedendo. C’è chi tira in ballo strani liquidi trovati vicino ai campi sportivi della scuola, chi accusa gli studenti di fingere, chi teme che le autorità stiano nascondendo chissà quale verità. E poi, come accade da Ippocrate in poi quando ci sono di mezzo corpi femminili, si arriva all’unica spiegazione possibile: isteria di massa.
In Hysterical seguiamo Dan Taberski mentre cerca di ricostruire quanto successo a Le Roy ben sapendo che non riuscirà mai ad avere una risposta definitiva. Quello che interessa a Taberski infatti, non è tanto la costruzione di una pruriginosa narrativa da thrilleraccio, quanto la rilassata esplorazione di uno strano fenomeno. Armato di una scrittura brillante e del placido tono che da sempre lo caratterizza, Taberski si fa largo con una certa leggerezza nella palude di questo caso, riuscendo a mettere i fatti nella giusta prospettiva e restando sempre in perfetto equilibro tra la dovuta empatia per le persone coinvolte e lo scetticismo verso alcune delle teorie proposte.
A dare un senso a questa vicenda e allo stesso Hysterical, ci pensano una serie di riflessioni sulla natura umana che Taberski semina qua e là lungo tutta la durata del podcast, regalando un significato più ampio a questa oscura storia. Visto da questo angolo, Hysterical diventa la riuscita esplorazione di come sia difficile per gli esseri umani avere che fare con l’incertezza senza affogare in un mare di, questa si, isterica angoscia.
🧁 Bonus: credo di averlo già scritto altre volte, ma Taberski è nel ristrettissimo cerchio di autori radiofonici di cui vorrei avere il poster (se si potessero fare poster con le voci di). A distanza di anni, il suo Surviving Y2K resta uno dei migliori podcast che io abbia mai ascoltato e ancora non mi spiego come né lui né il suo autore siano FAMOSISSIMI.
- Giacomo
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo