Ciao Orecchiabilinə,
Nella redazione di questa newsletter il tempo scorre in maniera diversa ma dopotutto, come diceva un’anziana signora sull’isola di Ponza, il tempo non ha importanza. Queste settimane ci sono scivolate tra le dita, Giacomo se ne è andato in giro per gli Stati Uniti mentre Chiara si è fatta un trip nell’influenza stagionale di questa primavera novembrina. Ma le nostre orecchie non sono andate in ferie, anzi! Per cui, siamo qui a consigliarvi due podcast che a loro modo trattano l’adolescenza e la sua complessità: Ricordi di classe ‘32 recensito da entrambi a quattro mani, e Let the Kids Dance recensito da Chiara, la vostra inviata nella Seattle degli anni novanta.
Prima di iniziare però, ci teniamo a consigliarvi un paio di cosine volanti:
se siete persone che producono audio da poco, a questo link trovate una call per mandare il vostro lavoro a Londra e farlo ascoltare in un evento organizzato dai fantastici amici di In the Dark.
se invece pasticciare coi podcast vi piacerebbe, ma non sapete da che parte girarvi, a fine newsletter trovate un ciclo di incontri organizzato da Il Post che potrebbe fare per voi (se siete pigri potete anche solo cliccare qui).
Pronti, partenza, play!
Ricordi di classe ‘32, Marco Stefanelli, Tre Soldi/RaiPlay Sound 🇮🇹
In Italia c’è un posto speciale, placidamente adagiato in un paesino della provincia aretina. Lì, in un edificio tutto bianco, si conserva la memoria popolare del nostro sgangherato paese attraverso una collezione unica: l’Archivio Diaristico Nazionale, una raccolta di diari attraverso cui tracciare la nostra storia collettiva.
Tra i tanti manoscritti conservati nell’Archivio c’è anche quello di Nicla Borri, una gentile signora pistoiese, il cui diario è stato scelto per essere tradotto in formato audio dagli studenti dell’Istituto Pacinotti di Pistoia, collegando idealmente il passato della città al suo futuro. Dietro le quinte di questa lodevole iniziativa, troviamo Marco Stefanelli, di cui già vi abbiamo parlato qualche anno fa e che ha, evidentemente, il dono di saper trasformare l’irrequietezza adolescenziale in miele per le orecchie.
Il diario di Nicla copre settant’anni della sua vita, ma in Ricordi di classe ‘32 l’attenzione è concentrata sul periodo della seconda guerra mondiale, vissuta dalla nostra protagonista in quella strana età tra l’infanzia e l’adolescenza. Nicla Borri è infatti nata nel 1932, ha vissuto il fascismo con un padre comunista, ha assistito da vicino al bombardamento della sua città, per poi sfollare in campagna e trovarsi a condividere una coperta con delle truppe austriache in ritirata.
Tutto questo, con l’aggiunta di una fugace puntata nei decenni successivi, è raccontato da due voci. Da una parte abbiamo la Nicla semi-adolescente, interpretata da una giovane voce, a fungere da narratore e guida del podcast. Dall’altra abbiamo spezzoni di interviste con la Nicla di oggi registrate nello scorso dicembre dagli studenti del Pacinotti, a colorare con delicatezza i particolari di una vita piena, rendendo questo podcast un piccolo e amorevole audio-romanzo autobiografico.
Spesso, quando si cerca di raccontare un periodo storico così importante per la nostra cultura, si finisce per romanticizzare o rendere noiosamente istituzionale l’esperienza di chi l’ha vissuto. Non è questo il caso di Ricordi di classe ‘32, che riesce nel duplice intento di rendere piacevolmente reale l’ascolto a noi ascoltatori, trasformando una storia individuale nel racconto universale di una generazione.
Let the Kids Dance!, Jonathan Zwickel, KUOW/NPR 🇺🇸
Mi chiedo spesso come suoneranno alle orecchie delle future generazioni questi anni strambi e distopici che stiamo vivendo, fatti di estreme contraddizioni e della loro improbabile coesistenza. In realtà credo che qualcosa di simile lo abbia già vissuto chi è capitato di ritrovarsi adolescente a Seattle negli anni novanta.
Mentre il mondo intero consacrava questa piovigginosa città dello stato di Washington a capitale del grungee della musica alternativa tutta, chi ci viveva si trovava a fare i conti con un’insensata ordinanza che, paradassolmente, gli impediva di partecipare all’esplosione della scena musicale cittadina. Dal 1985 al 2001 infatti in città è stata in vigore la “Teen Dance Ordinance”, o TDO per i suoi pochi amici, con cui si impediva a ragazzi con meno di diciotto anni di partecipare a concerti senza la presenza di un tutore, una restrizione a cui si aggiungeva una serie di altre limitazioni ai confini dell’assurdo ben riassunte su Wikipedia.
Tutto inizia nei primi anni ottanta con il primo nightclub di Seattle, The Monastery, fondato da un ex newyorkese in una vecchia chiesa sconsacrata. In breve tempo questo luogo sacro diventa il fulcro della cultura musicale dell’epoca, un rifugio per senzatetto e per la comunità queer all’epoca. A queste meritevoli attività, si accompagnano però un spaccio e consumo di droga e, soprattutto, brutte storie di abusi sessuali su minori. È proprio questa duplice notorietà del The Monastery ad attirare l’attenzione di un gruppo di genitori cattolici, così impegnati nel cercare di chiuderlo tanto da spingersi molto più in àa: ed ecco arrivati alla la Teen Dance Ordinance.
Let the Kids Dance comincia il suo racconto proprio da quello che è accaduto dopo l’ordinanza, tra assalti della polizia a suon di manganellate e risposte provocatorie degli artisti, arresti di massa, spettacoli cancellati, falle nel sistema e class action per far abrogare la legge (tra l’altro, portata avanti da Krist Novoselic, bassista dei Nirvana). Il podcast racconta una storia tanto assurda quanto, forse, fondamentale per far sì che il fermento musicale dell’epoca uscisse così prepotentemente al di fuori dei confini geografici dello stato di Washington. Per raccontare tutto questo, si mettono in fila nomi di locali, persone e band che hanno contribuito a rendere il grunge un movimento culturale di liberazione giovanile alla faccia della TDO. Grunge che, come ci ricorda Let the Kids Dance, si è intersecato con forti movimenti di liberazione ed emancipazione di minoranze all’epoca estremamente marginalizzate come la comunità LGBTQ (in quegli anni, il 60% dei senzatetto erano persone omosessuali picchiate e allontanate dalla propria famiglia) o pesantemente discriminate come le persone di colore attive nell’emergente scena hip-hop di Seattle (spesso violentemente attaccata dalla polizia locale proprio grazie alla TDO).
Let the Kids Dance è un racconto in cui ai tanto amati ‘90 e alla nascita di scene musicali a cui voglio bene, si accompagna la disincantata cronaca di quelle brutali complessità con cui certe epoche storiche hanno fatto i conti, e con cui inevitabilmente ci troveremo a fare i conti in futuro.
🎧 Consigli di ascolto: l’ho ascoltato tutto mentre mi dilettavo nelle pulizie di primavera. Ci sono dei momenti in cui ci si arrabbia molto ad ascoltare follie giudiziarie e violenza sistemica, sfogarle sul calcare del bagno fa bene a noi e ai sanitari.
🧁 Bonus: se quando fate le pulizie preferite la musica, i cari autori del podcast hanno messo insieme una playlist niente male.
Questo numero di Orecchiabile vi arriva anche grazie all’amorevole supporto economico di quello di cui stiamo per parlarvi proprio qui sotto. Ve lo diciamo perché vogliamo essere il più trasparenti possibile e per rassicurarvi che, siccome teniamo molto a voi lettori, ci premuriamo di lavorare solo con persone belle che fanno cose per cui vale davvero la pena di cliccare su un link.
Dieci lezioni sui podcast - ciclo di lezioni organizzato da Il Post
Se leggete queste nostre missive è perché siete appassionati di podcast. Se siete appassionati di podcast avete pensato almeno una volta nella vita di prendere un registratore in mano e raccontare una storia. Di corsi in cui si spiega come fare ce ne sono ormai a bizzeffe ed è diventato difficile districarsi tra quelli che hanno un senso e quelli che, insomma, sarebbe meglio lasciar stare. Ecco, ci sentiamo di potervi consigliare con un certo entusiamo le Dieci lezioni sui podcast pensate da Il Post per chi vuole cimentarsi con l’audio. Dieci lezioni monografiche che, attraverso l’esperienza di chi coi podcast ci lavora, vi forniranno una veduta a 360 gradi sul lavoro di chi sta dietro ad un microfono: da scrittura a montaggio, passando per riflessioni più ampie su linguaggio e significato del lavoro giornalistico in un podcast. A raccontarvi di quello che hanno imparato nei loro anni di esperienza sul campo troverete molti nomi di cui vi abbiamo spesso parlato su queste pagine come Jonathan Zenti, Stefano Nazzi, Francesco Costa e Stefano Tumiati. Trovate tutte le info al link qui sopra. O cliccando qui.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va,