Orecchiabile: Il G8 di Genova, il brutalismo sovietico e una strana sfera metallica
“Limoni”, “Cemento” e “Odd Ball”
Ciao Orecchiabilinə,
Siamo tutti e due vaccinati (o con almeno la prima dose) e abbastanza adulti, quantomeno anagraficamente, per ricordarci di quello che è successo a Genova nell’estate del 2001. Giacomo, che a Genova ci è nato e cresciuto, ci racconta quello che ha significato per lui ascoltare i primi due episodi di Limoni, la prima serie podcast di Internazionale dedicata al G8 di Genova. Chiara invece dà sfogo a due delle sue fissazioni: l’architettura brutalista sovietica con Cemento e storie misteriose dalle possibili implicazioni extraterrestri con Odd Ball. Prontissimi? Via!
Cemento, Angelo Zinna & Eleonora Sacco 🇮🇹
Ho ascoltato la prima stagione di Cemento in quella vita pre-covid, ormai così lontana, in cui i miei viaggi da e verso l’ufficio si svolgevano quasi interamente tra le strade di Berlino Est. Nelle orecchie il racconto di un mondo post-sovietico a me praticamente sconosciuto e negli occhi la sua rappresentazione visiva sotto forma di glorioso cemento.
Cemento parla di Est, di quello vecchio, fatto di dittature, URSS, icone culturali passate e Chernobyl, ma anche e soprattutto di un nuovo Est, fatto di angoli del mondo ancora quasi irraggiungibili, produzioni vinicole alla moda, tradizioni culinarie e movimenti politici. Ascoltandolo, sono riuscita a dare senso e identità a quell’indecifrabile attrazione per i palazzoni brutalisti, per le pareti scrostate, per la cultura culinaria sovietica e, guarda un po’, pure per la vodka. Il podcast è arrivato da poco alla terza stagione ed è ricco di informazioni, aneddoti, curiosità e storie su questa regione del mondo più o meno definita che separa l’Europa dall’Asia. Ascoltandolo, tra le altre cose, saprete dare nome (anche se impronunciabile) ai più atroci dittatori sovietici e scoprirete la storia della Lada, il corrispettivo eurasiatico della Panda italiana.
Qualunque sia l’argomento approfondito negli episodi, sarà condito con le tante esperienze vissute dai due autori, Angelo Zinna e Eleonora Sacco, grandi conoscitori della cultura, della lingua e della geografia di quell’area ancora troppo poco esplorata e che regalano al podcast un tono confidenziale alle storie raccontate. Ascoltandoli, sembra di essere con loro su un qualche mezzo scassato, con in sottofondo musica trash, mentre ci si sposta da un confine all’altro. Cemento è un podcast da ascoltare in viaggio, qualunque sia la meta e qualsiasi sia il mezzo di trasporto.
🎧 Episodio consigliato: Dove c’è un cane, c’è la mia attenzione. In più, se si parla di esplorazioni spaziali, sono tutta orecchie. Per cui l’episodio che mi sento di consigliare è “Cani Spaziali”, un viaggio nel cosmo che parte lungo le rive del fiume Syr Darya, nella cittadina di Baikonur, luogo leggendario nel sud del Kazakistan dove sono avvenuti i primi esperimenti spaziali sovietici. Dalla cagnetta astronauta Laika fino a Valentina Tershkova, prima donna nello spazio.
🧁 Bonus: con il lancio della terza stagione, Angelo ed Eleonora hanno inaugurato anche Cemento Armato, una newsletter premium con contenuti speciali. Bibliografie, raccolta di foto, episodi bonus per chi non ne ha mai abbastanza.
Odd Ball, Lindsey Kilbride, WJCT 🇺🇸
Dai palazzi brutalisti sovietici ci catapultiamo direttamente nella Florida degli anni settanta. Precisamente a Jacksonville nel 1974, in una villa di proprietà della famiglia di Gerri Betz, un’imprenditrice molto conosciuta in città. Un giorno il figlio di Gerri, Terry, sta camminando nei boschi che circondano la villa quando trova una strana sfera di metallo di color argento, grande e pesante come una palla da bowling, in grado di vibrare e di fluttuare, in barba alla gravità. Il ragazzo porta la palla in casa e la mostra al resto della famiglia, perplessa e incuriosita. Poi, come nella scena iniziale di un film di Spielberg, il barboncino di famiglia piagnucola e si copre le orecchie spaventato.
Odd ball, che significa proprio “strana sfera”, non è un podcast di finzione, e non ha i toni semplicistici e romantici di un film di fantascienza anni novanta che forse vi aspettereste dopo questo incipit. È invece un podcast investigativo che ripercorre una vera storia vecchia di quarant’anni, fatta di stranezze, teorie aliene e misteriose scomparse. Al centro di tutto ci sono questa stramba sfera e la famiglia Betz che, dagli episodi raccontati in Odd Ball, ne è stata completamente travolta. Ancora oggi Gerri e la sua famiglia di questa storia non vogliono più saperne nulla e hanno smesso ormai da decenni di rilasciare interviste e parlarne in pubblico. Ma non è sempre stato cosi.
È stato infatti il carisma di Gerri Betz e della sua famiglia, ad attirare l’attenzione sulla sfera da parte di giornali e media di tutto il mondo. La sfera è stata analizzata e studiata, nell’ordine da: la marina militare americana, rinomati scienziati specializzati in teorie extraterrestri, esperti di materiali metallici. Le teorie e le storie intorno a questa sfera sono molteplici e intrecciate, difficili da districare senza cadere nella tentazione di sfociare in interpretazioni di natura paranormale, sentendosi gli agenti Mulder e Scully di turno. La giornalista Lindsey Kilbride, autrice del podcast per la radio locale di Jacksonville WJCT, è quindi bravissima a ripercorrere tutte le tappe del mistero intorno alla sfera metallica con rigore e precisione, senza mai cadere in eccessi cospirazionisti tenendo per mano la curiosità di chi ascolta, in un continuo bilico tra scetticismo e paranormale.
🎧 Episodio consigliato: seguite l’ordine delle puntate, dalla prima all’ottava, in un’escalation di dettagli e colpi di scena che vi terranno con le orecchie incollate alle cuffie.
🧁 Bonus: online non si trova molto riguardo questa storia che non sia circondato da un’aura di sensazionalismo da teorie cospirazioniste. Quindi, se volete saperne di più, iniziate dalla sezione “Extras” del sito del podcast, ricchissima di documenti, foto e aneddoti collaterali alla vicenda, verificati dagli autori.
Limoni, Internazionale 🇮🇹
Sono di Genova. Nell’estate del 2001 ho quindici anni. Berlusconi è stato eletto al governo da qualche mese e io ho appena finito il mio primo anno di liceo. Probabilmente a quell’epoca ho già una qualche forma di vaga coscienza politica, alimentata da Guzzanti, Santoro, Repubblica e i libretti da mille lire di Stampa Alternativa. Tute bianche e no-global sono nomi vagamente familiari, ma niente più di questo. In fondo vengo da una classica famiglia medio-borghese, convintamente di centro-sinistra, ma ben lontana da partiti e attivismi. È per questo che nei giorni del G8 invece di essere a Genova sono a Cambridge, in Inghilterra, a cercare di imparare l’inglese.
A Cambridge sono ospite a casa di una famiglia. Le connessioni wi-fi ancora non esistono e il mio cellulare è buono al massimo per giocare a Snake. Vivo i primi scontri nella saletta internet del college dove vado a lezione, aprendo decine di foto e aspettando che, linea dopo faticosissima linea, si carichino. Sembrano foto di guerra. Sono foto di guerra. Faccio fatica a crederci. Nel frattempo mio padre viene preso a manganellate da una dozzina di poliziotti mentre passa solitario in bici davanti a un loro squadrone in Piazzale Kennedy. Parenti vedono (presunti) black bloc staccare sanpietrini dalla pavimentazione di una piazza, sotto lo sguardo poco interessato dei poliziotti. Un giornalista urla a mia mamma di chiudere le finestre che «sta per scoppiare un lacrimogeno». Futuri amici di famiglia finiscono nella caserma di Bolzaneto senza alcun motivo e vengono pestati selvaggiamente. I miei borghesissimi compagni di classe scappano insieme ai loro moderatissimi genitori dalle cariche della polizia. Il liceo davanti alle mia scuola elementare diventa una macelleria messicana. Le vie sotto casa sono piene di macchine in fiamme. Ci sono i cecchini sui tetti del centro storico. Potrei andare avanti a scrivere per ore e non so se riuscirei a rendere in pieno l’orrore che noi genovesi, indipendentemente dal colore politico, proviamo per quanto è successo in quei giorni. La pelle d’oca che ho sulle braccia mentre scrivo queste parole. La fatica che faccio a scriverle.
Ora, mi rendo conto che qui dovremmo parlare di podcast, ma non posso (e non voglio) fare finta di essere imparziale nello scrivere di Limoni. Come spiegarvi altrimenti perché alla fine della seconda puntata stavo per mettermi a piangere? Come? Sono passati vent’anni e credo che sia giunto il momento di affrontare collettivamente questo mostro. Come fa notare più volte Annalisa Camilli, che del podcast è l’autrice, quei giorni li abbiamo tutti in qualche modo rimossi. È importante tornarci allora in quella Genova del 2001 e chiederci cosa ci abbiamo lasciato e quali sono i mondi possibili a cui abbiamo rinunciato dopo quel luglio. Il G8 di Genova ha minato in maniera irrecuperabile la fiducia nello Stato e nella politica di intere generazioni e ha contribuito in maniera decisiva a smantellare un movimento che stava diventando, se già non era, mainstream. Non so in che mondo, in che Italia e in che Genova vivremmo oggi se non fosse successo tutto quello che è successo.
È da qui, da queste domande, che parte il viaggio di Limoni, con un lento avvicinamento a Genova, che parte da Naomi Klein e arriva dalle parti della Fincantieri di Cornigliano, per poter poi raccontare il G8 e la città dentro il giusto contesto. Di Limoni per ora sono uscite solo due delle otto puntate previste, ma sapendo (e ascoltando) quanto lavoro di qualità c’è dietro abbiamo deciso lo stesso di consigliarvene l’ascolto oggi.
Limoni è un podcast necessario e importante. So già che mi farà male e che mi farà arrabbiare. So anche però che mi farà di nuovo parlare e discutere di quella cicatrice che noi genovesi nascondiamo nelle pieghe della nostra coscienza dal 2001 e che, forse, è giunto il momento di osservare per vedere com’è fatta.
🎧 Episodi consigliati: poche storie, qui si parte dall’inizio.
🧁 Bonus: le musiche del podcast sono opera di Adele Altro, che nella vita suona cose bellissime come Any Other e che non vediamo l’ora di poter riascoltare dal vivo. Dietro il montaggio si nasconde il sapiente lavoro di Jonathan Zenti, l’abate del podcast italiano, e i bracci muscolosi di Amedeo di Strano Podcast (prima o poi ve ne parliamo eh!)
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Fateci sapere nei commenti, o via email o ancora via Instagram cosa ne pensate. E se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla. Noi ci si risente giovedì 7 luglio.
Un abbraccio,
Chiara & Giacomo