Orecchiabile: Il true crime va in vacanza nell’arte
“La città dei vivi”, “Constellation Prize” e “Viajes Inmóviles”
Ciao Orecchiabilinə,
oggi assecondiamo la natura un po’ schizofrenica dei nostri interessi proto-culturali, mettendo insieme un gustoso pasticcio di lugubri omicidi, rilassanti avventure vacanziere da vivere sul divano e delicate opere d’arte in formato audio.
Chiara vi parlerà della vostra nuova ossessione true crime con La Città dei vivi, mentre Giacomo vi porterà in un viaggio tutto sudamericano con Viajes Inmóviles, per poi suggerirvi con molto amore i lavori di Bianca Giaver in Constellation Prize.
Se siete nuovi su questi lidi, vi suggeriamo anche di spulciare il nostro comodissimo indice di tutte le recensioni di podcast italiani fatte fino ad oggi (in arrivo quello inglese a breve).
Pronti, partenza, play!
La città dei vivi, Chora Media 🇮🇹
Alla fine del nostro panel su podcast e scrittura al Festival di Internazionale, ho risposto alla domanda sul perché abbiamo creato Orecchiabile, confessando che questa newsletter è nata come un gruppo di auto-aiuto per poter finalmente parlare di podcast con qualcuno. Inizialmente io e Giacomo eravamo gli unici partecipanti, ma ora ci siete anche tuttə voi che ci leggete e che condividete con noi cosa vi passa per le orecchie. Non c’è niente di più soddisfacente al mondo, soprattutto quando si ascoltano podcast true crime. In questo caso avere qualcuno con cui parlarne è fondamentale, perché il livello di coinvolgimento emotivo è altissimo e solo chi ha ascoltato può capire fino in fondo come ti senti.
La città dei vivi è il podcast in cui Nicola Lagioia racconta la vicenda del terribile quanto inspiegabile omicidio di Luca Varani avvenuto in un appartamento nella zona est di Roma, per mano di Manuel Foffo e Marco Prato nel marzo del 2016 durante un festino a base di droghe e alcol. È prodotto da Chora Media, che ci ha gentilmente fatto ascoltare in anteprima tutti e sette gli episodi, e prende il titolo dal libro che Lagioia ha pubblicato un anno fa per Einaudi. Questo podcast non è solamente una banale trasposizione in formato radiofonico del libro, ma è invece qualcosa di diverso e nuovo, pensato e voluto per essere ascoltato in cuffia. Così La città dei vivi in versione audio illumina, ancora una volta, parte dell’oscurità insensata che ricopre l’atmosfera ansiogena e lugubre che avvolge questa storia.. Come il libro, il podcast è un racconto della vicenda da diversi punti di vista: quelli delle famiglie coinvolte, degli assassini, di Lagioia stesso e della città di Roma che diventa estensione urbana del male e delle sue ramificazioni.
Lagioia parla di Roma come di una città dalla doppia anima, che si risveglia quando cala la notte e in cui tutto può succedere: dai festini nelle case della nobiltà corrotta, a Renato Zero e Loredana Bertè che ti portano in giro per la città su un piccolo pulmino. Roma è anche quel coagulo di tante vite aggrovigliate insieme, in cui tutti conoscono tutti e si incontrano con tutti, dove non puoi sfuggire all’identità che ti hanno appiccicato addosso gli altri, ma allo stesso tempo nessuno sa veramente chi sei, come nel caso di Luca Varani e dei suoi assassini. Tre persone con nessun legame apparente che si trovano, per loro volontà, nello stesso appartamento. Vite slegate che collidono in un vortice di cocaina e violenza che nessuno avrebbe potuto nemmeno immaginare.
Il true crime mi piace in ogni sua forma, dal documentario alla serie tv, dai libri agli speciali radiofonici e televisivi; ne sono una grande fruitrice e cerco sempre tra i miei amici qualcuno con cui condividere l’angoscia che mi lasciano certe storie, ma niente mi entra nelle budella e me le strizza come ascoltarle in cuffia, a maggior ragione quando la voce di chi racconta è in italiano. Ed è per questo che mi sento quasi in dovere di avvisarvi di procedere all’ascolto con cautela. Il podcast alterna alla voce di Lagioia le registrazioni ambientali fatte durante l’interrogatorio degli assassini e le voci sofferenti di familiari e persone coinvolte. L’autenticità di queste voci spezzate, disperate e distrutte arriva dritta al canale uditivo. Non è facile ascoltare una storia del genere, ma è anche impossibile smettere di farlo, a tal punto che ho divorato tutti e sette gli episodi in un giorno solo. Per compensare, la sera ho dovuto cambiare completamente registro e mi sono guardata C’è Posta Per Te con Meg Ryan e Tom Hanks, con le atmosfere autunnali di una New York colorata e tenue, completamente in contrasto con la Roma di La Città Dei Vivi. Sentivo la necessità di riequilibrare la lugubre e bellissima pesantezza con cui avevo addobbato la mia giornata, con un meccanismo inverso a quello che poi forse è il motivo per cui ci appassioniamo al true crime.
🎧 Episodio consigliato: per ora è uscita una sola puntata e ne uscirà una nuova ogni domenica. Come immaginerete va ascoltato dall’inizio alla fine, ma gli ultimi due episodi sono un gran colpo al cuore. Aspetterò che li abbiate ascoltati anche voi, per poi commentarli insieme nel nostro gruppo di auto-aiuto.
🧁 Bonus: oltre a leggere il libro, se non l'avete ancora fatto, vi consiglio questa intervista in tre episodi a Lagioia da parte di Einaudi su come ha concepito il libro.
Constellation Prize, Bianca Giaever / The Believer Magazine 🇺🇸
Io e la mia ragazza lavoriamo entrambi da casa, nel nostro piccolo appartamento con due stanzette e una cucina che pare un corridoio. Il lunedì è l’unico giorno in cui a lei tocca fare il sovrumano sforzo di trascinarsi nel mondo esterno, rabbrividendo nella frescura delle mattine berlinesi per andare a lavorare in posti lontani dal nostro divano. È un trauma settimanale a cui cerco di porre rimedio infilando piccoli preziosi regali nel suo zaino adornato di uccelli tropicali. A volte si tratta di Pan di Stelle comprati a peso d’oro al mercato dell’emigrante italiano. Altre volte è il semplice titolo di un podcast in grado di scaldare il cuore.
Come i più astuti tra voi avranno sicuramente capito, è questo il caso di Constellation Prize. Mi verrebbe quasi da tagliar corto e scrivere semplicemente che questa è una delle cose migliori che io abbia ascoltato nell’ultimo anno e che dovreste scapicollarvi ad ascoltarlo appena finito di leggere questo paragrafo. Ma sento di avere dei doveri nei vostri confronti e quindi ora mi rimetto in carreggiata e vi do la vostra recensione.
Dunque. Constellation Prize è una collezione antologica di gemme audio realizzate da Bianca Giaver, una trentenne di Seattle con un curriculum pieno zeppo di collaborazioni con la crème de la crème della radio pubblica statunitense. I cinque episodi sono completamente slegati tra loro e si passa dal tenero racconto di una memoria infantile a un vero e proprio audio documentario basato su 546 (c i n q u e c e n t o q u a r a n t a s e i) cassette che Franz Wright, misantropo poeta con tanto di Pulitzer, ha inciso con il suo piccolo registratore portatile.
A tenere insieme il tutto ci pensano la sensibilità di Giaver e l’empatia con cui riesce a trasformare conversazioni quotidiane in intime confessioni, accompagnando con morbido affetto l’ascoltatore dentro le vite e i sentimenti altrui. L’effetto è amplificato dalla cifra stilistica di Giaever e dalla sua capacità di registrare su nastro piccoli e apparentemente banali dettagli che, magistralmente montati, diventano il gancio a cui appendere il significato di quello che stiamo ascoltando.
I lavori presentati in Constellation Prize riescono nel difficile compito di essere sia emotivamente coinvolgenti che intellettualmente stimolanti, tracciando con delicatezza la sottile linea che collega la vita di tutti i giorni alla filosofia esistenzialista. Sono opere d’arte frutto di mesi di lavoro, da gustare con attenzione e con quel misto di reverenza e stupore che si prova davanti a qualcosa di così prezioso.
🎧 Episodio consigliato: posso dire tutti? Si? Ecco, allora tutti. Potete iniziare dal primo. O dai soli sette minuti del secondo se non siete convinti della recensione e volete un piccolo assaggio.
🧁 Bonus: prendetevi otto minuti per guardare the Scared is scared, il corto pieno di bellezza e calore di Bianca Giaever, scritto seguendo le indicazioni di un seienne vagamente confuso.
Viajes Inmóviles, Laura Ubaté 🇨🇴
Ricorderò questo anno e mezzo di COVID come il tempo del rimandare. Ho rimandato vari cambi di casa e lavori assortiti. Ho rimandato le dieci lezioni (già pagate) del corso di yoga nel retro del negozio vintage all’angolo. Ho rimandato quello stereotipatissimo viaggio in Sudamerica a imparare lo spagnolo e trovare pezzi di me, che a ben pensarci sto rimandando da quando ero un giovine a cui piacevano i maglioni peruviani di lana ruvidissima.
Per fortuna, a venire in soccorso di alcuni dei miei procrastinamenti, ci sono Laura Ubaté e i cinque episodi del suo Viajes Inmóviles. Con uno spagnolo dal delizioso accento colombiano, la voce di Laura ci guida verso luoghi lontani, appoggiandosi a un curatissimo sound design per trasportarci altrove e farci vivere, come da titolo, dei viaggi immobili. Sono tesori da una decina di minuti l’uno, in cui suoni di posti a noi sconosciuti si mescolano in maniera organica ai ricordi di Laura, creando tra le nostre orecchie immagini di natura simile a quelle vaporose e precisissime scene che a volte si lasciano dietro i sogni nei primi minuti dopo il risveglio.
Viajes Inmóviles va ascoltato ad occhi chiusi, magari sdraiati sul divano con una coperta a tener lontani i primi freddi invernali dalle punte dei piedi. È la meditazione fatta podcast. Headspace per chi non vuole svuotare la testa con il respiro, ma preferisce piuttosto riempirla di storie appena accennate. È il gentile suggerimento a prestare attenzione ai suoni che ci circondano, a coltivare il piacere di ascoltare la ricca banalità del nostro quotidiano e tenerla lì tra le orecchie per un po’.
🎧 Episodio consigliato: il mio preferito è il quarto, in cui Laura esce dal comfort del suo format e ci trasforma in un animale della giungla seguendo antiche leggende.
🧁 Bonus: tra qualche mese Laura dovrebbe lanciare Cancion Exploder, lo spin-off in lingua spagnola del famigerato Song Exploder (trovate qui la nostra recensione )
⏭ Orecchie a 2x
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Gioite! È uscita la seconda stagione di C’è Vita Nel Grande Nulla Agricolo, uno dei podcast che ci siamo portati dietro quando siamo andati a parlare sui palchi di Internazionale nel centro del Triangolo delle Bermuda Padano, Ferrara. Leggi la nostra recensione di qualche mese fa cliccando proprio qui.
Domani vengono nominati i vincitori del Prix Europa, il più importante premio europeo per l’audio. In gara c’è anche un italiano, Marco Stefanelli. Tenete le orecchie aperte e magari finirete per trovarlo tra queste pagine (che poi, si può dire in una newsletter?)
Nell’ultimo episodio di Kitchen Sister Presents (ne abbiamo parlato qui), c’è uno splendido collage di materiale d’archivio per festeggiare i cento anni di vita di Betty Reid Soskin, il più vecchio ranger degli Stati Uniti. È tutto molto bello e toccante.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Seguiteci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Un abbraccio,
Chiara & Giacomo