Ciao Orecchiabilinə,
“In questi tempi strani” è una delle frasi di cui più stiamo abusando in email, conversazioni e perfino chat aziendali. L’assurda tragedia delle ultime settimane ci ha parecchio sballottato, facendoci rimbalzare tra gli estremi dell’ossessivo refresh sui siti di news e il volontario isolamento da quello che sta accadendo a soli mille chilometri da dove ci troviamo. Le nostre orecchie hanno agito di conseguenza, con quelle di Chiara rivolte alle Stories dall’Ucraina di Cecilia Sala e quelle di Giacomo alla ricerca di distrazione in Heat Valley, un podcast fiction parecchio bislacco. Alle recensioni di questi due poli contrapposti, abbiamo aggiunto una lista di cose da ascoltare per rimanere informati, scelte in modo da aiutarvi a trovare il vostro equilibrio nel ciclone dell’overload informativo.
Pronti, partenza, play!
Stories, Cecilia Sala, Chora Media 🇮🇹
Quando è iniziata la guerra in Ucraina ho avuto un momento di rigetto e per preservare la mia salute mentale mi sono informata il meno possibile, ho iniziato a togliere il follow a chiunque ne parlasse a caso sui social e mi sono ritirata nelle mie stanze (mentali). Ci sono rimasta per un paio di giorni in quelle stanze, fino a decidermi che stavano succedendo cose alle quali dovevo prestare attenzione. Se fossi una Chiara qualunque della Gen Z, questo momento si sarebbe tradotto in me che replico al trend su TikTok di “it’s time to cosplay as a person who has their shit together” (letteralmente “è il momento di far finta di essere una persona che ha le cose sotto controllo”). E invece no, invece di far finta di capire TikTok mi sono messa ad ascoltare podcast. Uno tra tutti, Stories di Cecilia Sala è quello che mi ha aiutata a “get my shit together”.
Il podcast è stato lanciato lo scorso gennaio ed era nato con l’obiettivo di raccontare ogni giorno una storia dal mondo in una decina di minuti. Una sorta di podcast daily dalla durata contenuta sulle notizie dall’estero. A condurlo, Cecilia Sala, una giovane giornalista italiana che negli ultimi anni ha dedicato parte del suo prezioso lavoro a raccontare quello che succede fuori dai confini italiani. In particolare, la scorsa estate è stato indispensabile il suo racconto sul campo della crisi afghana e dell’arrivo dei talebani a Kabul. Dal lancio del podcast, ha raccontato di una città fantasma in Cina, del nuovo governo Cileno e delle spie che usano Wordle.
Nei giorni precedenti alla guerra, Sala aveva già raccontato storie sull’Ucraina o sulla Russia (memorabile quella sul cuoco di Putin). Dal giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, però, la storia da raccontare è diventata una e Cecilia Sala lo ha fatto partendo in prima persona alla volta di Kyiv. Ad oggi quindi Stories è raccontato direttamente dai luoghi in cui sta avvenendo il più grave conflitto degli ultimi decenni nel continente Europeo.
In soli sei/sette minuti al giorno gli episodi sono un incredibile (nel senso che non ci si può credere) spaccato di quello che vive una giornalista di guerra e di quello che sta effettivamente accadendo in Ucraina. La voce di Sala è preoccupata, sporcata dal vento gelido e spezzata dai rumori di sottofondo, mentre ci parla da un treno, da un bunker, da una chiesa o da un hotel semivuoto. Ci sono le voci delle persone che incontra: civili, militari e chiunque sia rimasto a Kyiv e dintorni, cercando di capire come sopravvivere. Stories è volutamente grezzo, astenendosi meritevolmente dal drammatizzare l’esperienza di Sala, che con il microfono in mano e un montaggio minimo racconta quello che vede senza cercare di trovarci un senso ma rimanendo lucida nell’analizzare la situazione geopolitica e nell’informare l’ascoltatore sugli sviluppi della guerra.
Non credo di essere l’unica ad aver cambiato repentinamente e drasticamente le mie abitudini di fruizione dei media, delle notizie e dei social network, come spesso accade durante certi eventi che scuotono la collettività. Ci si muove più o meno inconsapevolmente nella stessa direzione, come dei pesci in un banco o degli stormi di uccelli che volano o nuotano alla ricerca di un posto altro. Siamo in molti in queste ultime settimane ad aver preso provvedimenti per difenderci da schegge impazzite di informazioni caotiche. Rifugiarsi nei podcast che di questa storia ne stanno parlando con cognizione di causa è un buon modo di sopravvivere. È forse a questo che servono i podcast nell’epoca storica in cui ci troviamo? Abbiamo bisogno di poter mettere in pausa questo uragano distopico che ci appare in qualsiasi schermo su cui posiamo gli occhi, per prendere fiato, ordinare le idee e tornare per un attimo alle nostre vite. È nella possibilità di formulare questa frase che risiede tutto il nostro privilegio in questo preciso momento storico.
🧁 Bonus: Stories non è ovviamente l’unico modo per rimanere aggiornati su cosa succede in Ucraina. Per venirvi incontro abbiamo preparato una lista di podcast con cui capire cosa sta succedendo, metterlo in prospettiva e cercare di tenere il passo con le notizie, senza dimenticarsi di chi sta soffrendo. La lista è piuttosto lunga per permettere a ciascuno di costruirsi la sua scelta di fonti, toni e prospettive in base a tempo e interessi.
Storia
Imperi, (RAI): una breve storia di quali forme lo stato russo ha avuto nel passato e quali si pensava potesse assumere nel futuro.
Nella Mente di Putin, (Chora): una serie per capire come Putin sia arrivato al potere e quali possono essere le motivazioni che lo muovono
Tyranny, (Will Media): imparare a conoscere Lukashenko in venti minuti, ridendo del suo essere un mero pupazzo nelle mani di Putin.
Voci
Invaded: Voicemails from Ukraine, (Tortoise Media): audio messaggi da comuni cittadini ucraini. Qualche minuto al giorno per sentire come si sta in Ucraina dalle voci senza filtro di chi ci vive.
UA: The Day That We Survived, (Urban Space Radio): per un riassunto quotidiano fatto da un mix di fonti giornalistiche verificate e voci sul campo.
Prospettive
Globally, (Will Media / ISPI): uno sguardo alle conseguenze geopolitiche del conflitto.
Planet Money, (NPR): per capire come la Russia si è preparata alle sanzioni, quali sono stati i loro primi effetti e cosa sta succedendo al rublo e agli oligarchi.
News
Politics, (Il Post): un riassunto di quello che è successo nella settimana precedente. Normalmente si occupa di politica italiana, ma in questi giorni è difficile parlare d’altro.
UkraineCast, (BBC): per il vostro recap quotidiano in trenta minuti
State of Ukraine, (NPR): per restare aggiornati su tutto quello che succede in Ucraina con brevi dispacci da cinque minuti l’uno.
Valley Heat, Starburns Audio 🇺🇸
C’era una volta il dorato mondo arcobaleno dei podcast, in cui weirdos di vario stampo si facevano prestare un microfono dal cugino smanettone, insonorizzavano alla bell’e meglio cantine e armadi e creavano manufatti audio pieni di curiosa originalità. Poi sono arrivati i soldi e, per quanto la qualità di registrazioni e produzioni si sia alzata in maniera vertiginosa, tutto quel fermento creativo si è un po’ perso nella standardizzazione del formato. Nella marea di podcast “fatti bene”, è spesso difficile trovare qualcosa di “nuovo”, il cui ascolto ci lasci quel dolce retrogusto di sorpresa nelle orecchie. Per fortuna ogni tanto ci si imbatte in gustosi bocconcini come Valley Heat, un podcast fiction in cui assurdo umorismo e cura maniacale dei contenuti si incontrano fino a rendere Giacomo una persona felice.
Valley Heat è un podcast di finzione in cui ci vengono raccontate in prima persona le avventure di Doug, un perito assicurativo dalle limitate capacità di raziocinio, che decide di investigare sulle attività illecite del suo quartiere, documentando il tutto con un podcast. Il casus belli sono i presunti traffici di droga organizzati da Pete, un pulitore di piscine con l’amore per gli infiniti assoli di chitarra del rock classico e la tendenza ad allargarsi un po’ troppo. L’investigazione degenera praticamente subito e finisce per scoperchiare una ridda di piccole faide di quartiere.
Nella dozzina di episodi pubblicati finora, Doug ci racconta le sue sconclusionate teorie con la voce tremebonda di chi non è capace a parlare dentro a un microfono, perdendosi spesso in divagazioni assurde sulla pericolosità dei corvi o sul potenziale economico del Golf Frisbee. I deliri casalinghi di Doug sono alternati da registrazioni sul campo e dalla costante apparizione di alcuni dei suoi vicini, le cui voci “fuori campo” contribuiscono ad aumentare l’effetto realistico di Valley Heat. A completare il tutto, la narrazione è interrotta da ridicole pubblicità, in cui gli stessi vicini pubblicizzano la vendita di prodotti assurdi e si mandano l’un altro messaggi passivo-aggressivi e velate minacce.
Ascoltando Valley Heat si ha l’impressione di trovarsi dentro una infinita serie di quelle side quests demenziali che tanto rendono una gioia giocare ad alcuni videogiochi (GTA, sto pensando a te), seguendo in prima persona le avventure di un moderno Fantozzi californiano. Nelle ultime settimane il microcosmo di Valley Heat è diventato un posto sicuro in cui rifugiarsi quando le news dal mondo reale si facevano troppo pesanti, riuscendo sempre a strapparmi una risata.
🎧 Consigli di ascolto: date fiducia a Valley Heat per un paio di puntate e non riuscirete più a farne a meno.
🧁Bonus: non sapevo dove metterlo nella recensione, ma ci tengo a dirvi che ci sono canzoni piene di sintetizzatori e testi demenziali fatte apposta per il podcast.
🧁 Ri-Bonus: Valley Heat esce seguendo un ritmo assolutamente casuale, come è giusto che sia. Se ne diventate fan vi consiglio vivamente di iscrivervi al Patreon, in cui escono nuovi (cortissimi) episodi quasi settimanalmente e nel cui Discord potete interagire con tutto il vicinato di Doug.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
I più attenti di voi forse lo hanno già notato: abbiamo suggerito cinque podcast comici per chi è in astinenza da LOL per Rolling Stone.
Vi ricordate di Dead Eyes, il podcast in cui Connor Ratliff cercava di capire perché Tom Hanks l’avesse scartato a un provino? Dopo anni di congetture e inseguimenti Tom Hanks ha accettato di prendere parte al podcast e svelarne il mistero.
Marco Stefanelli, già nostro ospite per uno dei nostri Tuttorecchie preferiti, ci parla in due densi minuti del ruolo sociale dell’arte.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Mettetevi la canottiera!
Chiara & Giacomo