Ciao Orecchiabilinə,
Ed eccoci qua, a chiudere questo ultimo numero di Orecchiabile prima della pausa estiva, approfittando di questa finestra meteorologica che ci consente di far lavorare le sinapsi. È proprio il caso che ne approfittiate anche voi, facendovi un giro per le stanze di Villa la Quiete insieme a Giacomo o con Chiara nelle quinte di un teatro del Massachussets dove va in scena un goffo tentativo di fare i conti con la diversità.
Pronti, partenza, play!
La Quiete, Ilaria Gadenz per Sistema Museale di Ateneo (UniFi) 🇮🇹
Quando vado in posti che non conosco una delle cose che più mi piace fare è perdermi senza meta tra vie e sentieri, lasciando che siano curiosità e vibrazioni dei luoghi a guidarmi nelle mie esplorazioni, in una personale psicogeografia che mai ho avuto la voglia di canonizzare e che mi dona un estremo stato di rilassatezza. Una sensazione simile l’ho provata ascoltando La Quiete, un podcast realizzato da Ilaria Gadenz per celebrare e documentare i lavori di restauro (sempre sia lodato il PNRR) di una delle ville medicee meno conosciute: Villa la Quiete.
In sei episodi, Gadenz racconta la storia passata e presente di una residenza in cui, tra un manicaretto e l’altro, hanno vissuto, e a tratti convissuto, suore, giovani studentesse e uno dei personaggi storici più interessanti e culturalmente importanti, in cui mi sia imbattuto da tempo (no, non vi dico chi è). Tra un excursus sulla caccia di uccelli e il racconto di come si fa la manutenzione di un giardino storico, mi sono trovato ad appassionarmi agli argomenti più disparati in una piacevolissima deriva esplorativa.
La Quiete è un pacioso ascolto che, senza grandi archi narrativi o cliffhangeroni, riesce a catturare e tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore grazie a un’attenta scrittura e all’incredibile calma che la voce di Gadenz riesce a trasmettere alle nostre orecchie. Intorno alle sue parole appaiono e scompaiono tutta una serie di esperti che, nel corso delle puntate, imparerete a conoscere ed apprezzare per i loro tic linguistici, inflessioni dialettali e profonda conoscenza della materia. A rendere le loro parole più digeribili, ci pensa un delicato lavoro di sound design che, senza mai prendersi la scena, riesce a immergere chi ascolta negli ambienti della villa e del giardino che la circonda, permettendosi anche qualche momento di gioco creativo con i suoni. Il tutto si appoggia su un tema musicale la cui estrema morbidezza contribuisce alla generale sensazione di pace che si prova ascoltando questo lavoro.
Scrivo queste poche righe con un piede e tre quarti già in vacanza, ma, ascoltando La Quiete e immaginandomi seduto comodo e tranquillo tra il verde che la circonda, in vacanza mi sembra di esserci già stato.
- Giacomo
We’re Doing The Wiz, Radiotopia 🇺🇸
Il podcast si concentra sul racconto di uno spettacolo teatrale liceale, The Wiz, messo in scena nel 2004 in una scuola nel bel mezzo del nulla in Massachusetts. Una scuola bianca, molto bianca. Così bianca che per aumentarne la diversità fu attivato un programma per far arrivare studenti di colore da una città vicina. Ed è qui che scoppia il caso: durante uno spettacolo sull’età dell’oro, degli studenti si travestono da Ku Kux Klan. Alcuni genitori protestano, arrivano le tv locali, si organizzano assemblee e viene presa una decisione risolutiva: il musical di fine anno sarà The Wiz, la versione afroamericana de Il Mago di Oz. Per chi non lo sapesse, come la sottoscritta prima di iniziare ad ascoltare questo podcast, The Wiz: The Super Soul Musical "Wonderful Wizard of Oz" è un caposaldo della cultura afroamericana anche perché nel 1978 ne è stato tratto il film I’m Magic con Diana Ross e Michael Jackson.
La storia è raccontata da Ian Coss, ex studente bianco e oggi audio producer di successo, e Sakina Ibrahim, ex studentessa afroamericana che per quella versione di The Wiz interpretò Dorothy. I due ci riportano dietro le quinte di quella produzione che, fin da subito, è sospesa tra la genialata che tutto risolve o un’idea terribile che renderà le cose ancora peggiori. È proprio questo il cuore del podcast: la costante tensione che si genera tra una (buona) intenzione e il suo impatto sul mondo reale. Chi può raccontare cosa? Un pezzo forse emblematico del caos intorno a questa produzione, senza spoilerare troppo, è quello che vede Sakina raccontare come lei si trovasse lì per inseguire il suo sogno di lavorare nel mondo dello spettacolo, e non per sistemare un casino con cui in fondo non aveva nulla a che fare. In quattro episodi We’re Doing The Wiz fa quello che solo i podcast migliori sanno fare: parte da un evento minuscolo, apparentemente innocuo come una recita scolastica, e scava fino a far emergere una storia collettiva fatta di identità, rappresentazione, goffi errori e sogni messi in scena su un palco troppo piccolo per contenerli tutti.
Così, ascoltare We’re Doing The Wiz non è solo un viaggio nei ricordi di un’epoca sì vicina ma anche molto lontana su questi temi, ma un invito a riflettere sul nostro rapporto con la memoria, con il concetto di razzismo (spesso involontario) e con l’arte come strumento di crescita e confronto.
- Chiara
Bene, anche per oggi è tutto, noi ci si rivede a settembre. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo