Ciao Orecchiabilinə,
Quest’oggi abbiamo deciso di limitarci e recensire solamente due podcast, e no, questo non ha ovviamente nulla a che vedere con il fatto che siamo stanchi marci e che le nostre vite sono piene zeppe di impegni decisamente meno divertenti che ascoltare e consigliare podcast. No no.
Ma torniamo a noi. Oggi andiamo a zonzo in un paio di posti all’apparenza poco raccomandabili, ma in cui, alla fin fine, ci sono solo persone come tutte le altre. Chiara vi porta nel mondo delle risse clandestine con Cani Violenti, mentre Giacomo vi guida attraverso i meandri delle prigioni statunitensi con Ear Hustle.
Se avete bisogno di una dose suppletiva di podcast da ascoltare, potete tornare a frugare nei listoni dei podcast recensiti finora (italiani e in lingua inglese) o a leggere la tonnellata di rapide raccomandazioni che vi abbiamo spalmato nella sezione a fondo newsletter, per farci perdonare delle sole due recensioni.
Pronti, partenza, play!
Cani Violenti, PianoP 🇮🇹
Se dovessi trovare una metafora calzante, direi che la mia adolescenza si è svolta all’interno di una palla di vetro, di quelle che le capovolgi e viene giù la neve: insomma un’adolescenza un po’ kitsch e molto sicura. Una bolla, come si dice ora, diametralmente opposta a quella delle vite dei ragazzi raccontati in Cani Violenti, cresciuti in mezzo alla ferocia o alla ricerca della stessa.
Questo recentissimo podcast d’inchiesta è prodotto da PianoP insieme a Lorenzo Giroffi, giornalista che realizza reportage su conflitti e violenze nel mondo, dalle guerriglie in Kurdistan alle primavere arabe fino alla guerra nel Donbass. In Cani Violenti Giroffi ci accompagna in un viaggio spazio-temporale che parte dalla Piacenza odierna e, passando per la Bosnia, ci trascina fino al passato (e al presente) violento di Napoli, all’inseguimento di un fenomeno che sembra ripetersi, in forme e metodi variegati, attraverso generazioni ed epoche storiche: la fame di violenza.
Il viaggio si snoda intorno al mondo delle risse clandestine, in quello che, a tratti, pare un collegamento solo accennato con il tema di fondo di cui Cani Violenti ci vuole parlare. A fungere da tramite c’è la vita di chi ha pensato questo podcast. Giroffi, infatti, racconta questa storia in prima persona e dal suo punto di vista, riuscendo anche a dare molto spazio alle voci dei diretti interessati. Il podcast si costruisce su due line narrative parallele: da un lato quella dei cani violenti che Giroffi intervista, dall’altro quella della sua storia personale, che ha molto a che vedere con quella rabbia atavica.
Si parte con la storia di Milan, organizzatore delle famose risse alla Coin di Piacenza nel 2018, che ora è tornato in Bosnia dai suoi nonni per cambiare vita, e del suo amico Husam, italiano di seconda generazione, che invece a Piacenza ancora ci vive e ha un certa reputazione, proprio grazie all’organizzazione di quelle risse. Il racconto porta poi Giroffi sempre più vicino alla sua storia personale, tra Caserta e Napoli, con i racconti delle risse clandestine organizzate dagli Americani durante la Seconda Guerra Mondiale e dalla Camorra oggi. Il racconto si conclude poi con l’incontro tra Giroffi e Raffaele, un suo amico d’infanzia, dove le due linee narrative si incontrano. La vita di Raffaele è incredibile, almeno alle mie orecchie, proprio perché ci mette di fronte ai segni dell’adolescenza violenta che i due amici hanno vissuto.
Pensando alle recenti notizie sulle violenze a Milano o ritornando col pensiero alle famose risse al Pincio nel dicembre del 2020, Cani Violenti prende le distanze dalla narrazione comune che solitamente il giornalismo fa di certi eventi rilegando i protagonisti a un pensiero monodimensionale, fatto di ignoranza e voglia di apparire. Cani Violenti non sminuisce né semplifica queste azioni, anzi ne mette in luce l’incomprensibilità mentre cerca di arrivare alla radice di una certa violenza che, forse, abbiamo tuttə dentro.
🎧 Consigli di ascolto: Mentre leggete questa newsletter sono disponibili solamente i primi due episodi. Gli ultimi due usciranno a cadenza settimanale di venerdì. Consiglio di ascoltare Cani Violenti in un giorno piovoso, magari mentre camminate per le strade semivuote di una città di provincia o sul lungomare di inverno. O, meglio ancora, di notte.
🧁 Bonus: Il merito della riuscita di questo podcast va anche alla produzione che è completamente indipendente, curata e adattata da Carlo Annese e Giulia Pacchiarini. Quindi, una volta finito di ascoltare Cani Violenti, fate un salto sul sito di PianoP, dove troverete altri ottimi contenuti, per la maggior parte di stampo giornalistico indipendente. Ci trovato il pluri-incensato Da Costa a Costa, ma anche chicche come Casual Future o Benzina Sul Fuoco
Ear Hustle, Radiotopia 🇺🇸
Quando scriviamo di podcast in questo piccolo spazietto a forma di orecchio, cerchiamo spesso di ricondurre quello che ascoltiamo alle nostre esperienze personali. È una scelta ponderata e funzionale a quello che cerchiamo di fare con queste recensioni, come vi abbiamo provato a spiegare in Cerume. O quantomeno questo è quello che diciamo quando vogliamo tirarcela da persone colte. La verità è che ci divertiamo moltissimo a portarvi per qualche riga a spasso nei nostri mondi, che pensiamo in qualche modo simili ai vostri. In fondo siamo tutti esseri umani, no?
È da quest’ultimo assunto che parte Ear Hustle, un lavoro pensato e prodotto dentro le mura della prigione di San Quentin, in California. In questo podcast ci vengono raccontate “semplicemente” le storie di chi si trova a vivere all’interno di una correctional facility, senza forzature narrative che le colleghino a problemi sociali o grandi discussioni pubbliche. L’idea di fondo di Ear Hustle è che chi si trova “dentro” stia, in fondo, solo cercando di vivere la vita al meglio, come ogni altro essere umano.
A guidarci nell’alieno dedalo di regole e abitudini che scandiscono le giornate di San Quentin ci pensa Earlonne Woods, uno dei due host del programma e un ospite di lungo corso del penitenziario californiano. Grazie alla sua intermediazione e alle interviste agli altri detenuti possiamo farci un’idea di come si viva veramente all’interno di una prigione: si parla di quanto sia difficile accettare la persona con cui condividere la cella, di come trasformare le blande uniformi carcerarie in oggetti di fashion design e di quali animali domestici sia possibile possedere di nascosto. È un mondo bislacco e complicato, in cui niente sembra permesso, ma molto diventa possibile attraverso gli interstizi che si aprono nell’apparentemente monolitico sistema carcerario nordamericano.
Al microfono con Woods si alterna Nigel Poor, un’artista della Bay Area, e la perfetta co-host. Entrata a San Quentin come professoressa di fotografia, Poor è la ragione per cui è nato Ear Hustle e parte integrante del suo motore. Il podcast prodotto da Radiotopia si muove infatti in un perfetto equilibrio tra la curiosità da outsider di Poor e le esperienze da insider di Woods, sfruttando la loro scanzonata chimica per aiutarci a digerire storie che, spesso, sono tutt’altro che leggere. Stiamo pur sempre parlando di prigione e, se pur lo scopo del podcast non sia quello di fare critica sociale, è fuor di dubbio che rendere visibili le condizioni di vita di chi è incarcerato ci costringa a farci domande sul mondo in cui viviamo.
Ascoltare Ear Hustle diventa quindi un duplice esercizio. Da una parte troviamo storie sorprendenti e dal grande impatto emotivo, che ci permettono di guardare dalle spioncino vite completamente diverse dalle nostre. Dall’altra veniamo costretti a guardarci intorno e a notare quante ingiustizie la nostra società commetta quotidianamente su persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, stanno solo cercando di portare a casa la giornata.
🎧 Consigli di ascolto: Ear Hustle ha varie anime. Nelle prime due stagioni si parla quasi esclusivamente di vita all’interno della prigione, mentre andando avanti vengono aperte prospettive anche su come ci si possa adattare al ritorno a una vita “normale” dopo essere stati incarcerati per trent’anni (quel che è successo a Woods anche proprio grazie a Ear Hustle). Tra le mie puntate preferite ci sono quella sugli animali domestici e sull’importanza del “prendersi cura di” (preparate i lacrimoni), quella dedicata agli impallati della famiglia Manson e una delle tante puntate dedicate all’amore visto da dentro San Quentin.
🧁 Bonus: Ear Hustle è stato prodotto da Radiotopia dopo aver vinto Podquest una competizione per idee per nuovi podcast organizzata dal network statunitense. Tra i quattro finalisti c’era anche Meat, lo splendido lavoro (in inglese) di Jonathan Zenti, l’intrepido pionere del podcast italico. Si parla di corpi e delle vite che viviamo a causa loro e dovreste ascoltarlo tutti.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Il terrore di ogni podcaster è di scordarsi di accendere il bottone per registrare, o il microfono stesso, a seconda del setting. È successo anche a Fedez in una puntata del suo podcast con Luis Sal, Muschio Selvaggio, in una puntata un pelo importante: quella in cui intervistano Chiellini e Bonucci. Come si risolve? Se hai il budget di Fedez è facile: chiami i doppiatori degli Avengers e gli chiedi di doppiare 59:59 minuti di registrazione. Titolone per chi fa PR: “Muschio Selvaggio, il Primo Podcast Doppiato”.
Se come noi siete tutti presi dalla febbre di quel pazzissimo sport che è il tennis e avete voglia di mettervelo nelle cuffiette, potete tornare sulla nostra recensione di Gravity 🇮🇹 di qualche mese fa o virare su No Challenges Remaining 🇺🇸, uno dei meglio podcast sul tema.
Nel caso in cui ve lo siate perso (c’è dell’ironia, se ve lo siete perso davvero scriveteci, vogliamo conoscervi), il 13 gennaio è stato il decimo anniversario del naufragio della Costa Concordia e anche il primo anno in cui per commemorare un fatto storico si è deciso di produrre un podcast invece che vari documentari. Anzi, per la precisione ben tre podcast che noi abbiamo ascoltato solo per voi: uno dalla parte di chi era sulla nave con la voce di Pablo Trincia. Un altro dalla parte di otto Vigili del Fuoco che hanno salvato quasi tutti quelli ancora a bordo quando hanno raggiunto la nave (può provocare estrema dipendenza per la voce di Lucarelli, maneggiare con cura) e infine uno dalla parte degli abitanti dell’Isola del Giglio del sempre ottimo Matteo Caccia. In più, un audio documentario (o meglio instant doc) registrato all’indomani della tragedia.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo