Qualcosa che ha a che fare con la libertà
La recensione di “Sei stato felice?”, “Lights Out” e “Tintoria”
Ciao Orecchiabilinə,
prima di parlarvi di quello che abbiamo scelto per voi quest’oggi, abbiamo una grandissima notizia: dalla prossima settimana ricominciano i Giovedì Podcast, gli incontri/ascolti dal vivo che curiamo a Bologna in quel posto bellissimo che è ZOO. Giovedì 26 gennaio vengono a trovarci gli amici di Cemento per il lancio di Kult, il loro nuovo podcast che parte dal celeberrimo busto di Lenin che si trova a Cavriago per esplorare le sorprendenti interconnessioni tra la storia della cittadina emiliana e il culto leninista. A noi fortunelli è stato concesso di ascoltarlo in anteprima e non vediamo l’ora di condividere con voi l’entusiasmo che ci pervade per questo lavoro. Come sempre l’evento è gratuito (in questo caso grazie al supporto di Spreaker) e, come sempre, alterneremo chiacchiere con gli autori a sostanziosi momenti di ascolto. Graditissima la registrazione per aiutarci a capire come sistemare la sala.
Tornando alle questioni odierne, oggi Chiara affronta quesiti esistenziali attraversando la storia d’amore di Piero e Mina Welby in Sei stato felice?, mentre Giacomo ritorna nel suo ruolo di sommelier dell’audio più sofisticato con la recensione di quel bignè multigusto che è Lights Out. In più, vi parliamo brevemente anche di Tintoria, così per sdrammatizzare un po’.
Se siete nuovi di queste parti, vi ricordiamo che sul nostro sito potete trovare tuuuutte le recensioni di podcast italiani fatte fino a oggi, elegantemente divise per categoria, in modo da poter sempre aver qualcosa da ascoltare a portata di mano.
Pronti, partenza, play!
Sei stato felice?, Chiara Lalli con Miyagi Entertainment 🇮🇹
C’è un momento, tra i tanti, che mi ha particolarmente toccata in questo podcast e ho deciso di iniziare questa recensione raccontandovelo. Siamo nel 2006 e Marco Ricco, anestesista, si sta godendo il sole di settembre in spiaggia quando Piero Welby, un malato grave di distrofia muscolare, chiede attraverso una lettera pubblica all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che gli sia consentito di porre fine alla propria vita. Riccio sarà l’unico medico a rispondere a questo appello. Io me lo immagino mentre torna a casa di corsa, sudato e ancora sporco di sabbia, appositamente per guardare in televisione giornalisti e opinionisti discutere di questo momento memorabile della recente storia italiana: il fine vita, eutanasia, suicidio assistito. Tutte parole che da lì in poi diventeranno di uso comune. Ma partiamo dall’inizio.
Sei stato felice? inizia come il racconto commovente e toccante della storia d'amore tra Mina e Piero Welby, e termina in una sorta di reportage-opinionistico su una delle questioni più cruciali nei dibattiti etici degli ultimi anni: il diritto di morire e l'esigenza di avere la libertà di farlo nel modo e nei tempi che si preferiscono. Mina e Piero si conoscono quando la distrofia muscolare aveva già iniziato il suo corso, si scelgono e si amano fin da subito, tanto che Mina si trasferisce a Roma dal Südtirol per vivere insieme a Piero e alla sua famiglia. I due stipulano fin da subito un patto: se Piero non dovesse riuscire più a respirare, l’Asburgica, come la chiama affettuosamente lui, non avrebbe chiamato i soccorsi. Nei primi episodi del podcast la voce di Chiara Lalli accompagna quella di Mina nel ripercorrere le tappe significative della loro storia d’amore, scandita dal costante peggioramento della malattia, fino alla prima crisi respiratoria di Piero in un pomeriggio del 1997. Quel momento segna una svolta: Mina decide di chiamare il 118 sapendo di rompere il patto su cui si basava la loro storia. Ed è in questo momento che si presenta all’ascoltatore la domanda che ritornerà più volte nel podcast, quella alla quale non c’è risposta: riusciremmo a lasciare morire la persona che amiamo, se è quello che vuole veramente?
In quel momento Mina non ci riesce, salva la vita a Piero contro la sua volontà e trascorrerà gli anni successivi a cercare di riconquistare la sua fiducia. Nove anni più tardi Piero deciderà di voler porre fine alla sua vita e lo farà pubblicamente chiedendo supporto al Sistema sanitario nazionale e allo Stato attraverso una lettera aperta a Napolitano. Dopo più di ottanta giorni di attese, richieste e pretese, Piero riesce nell’intento di sentirsi finalmente libero di scegliere e, nello stesso istante, Mina perde la libertà di tenere in vita il suo amore.
Nell’ultima puntata la storia di Piero e Mina si intreccia con quelle di chi è venuto dopo di lui, sottolineando come la sua vicenda abbia fatto da apripista per chi si trova ad affrontare le difficoltà giuridiche e le resistenze etiche di una scelta così estrema. Così il racconto di una storia d’amore di Sei stato felice? diventa il veicolo attraverso cui portare l’ascoltare a riflettere su quanti e quali ostacoli si trovi davanti chi, in fondo, vuole solo avere l’opportunità di decidere cosa è meglio per sé. Il podcast è stato prodotto in collaborazione con l'Associazione Luca Coscioni, di cui Welby è stato co-presidente, e i racconti delle altre persone che hanno scelto o vogliono essere libere di farlo sono di quelle che si sono appoggiate all'associazione.
Sei stato felice? è un lavoro di grande impatto emotivo, una storia di dolore e di libertà ma anche di profonda consapevolezza. La narrazione diretta di Chiara Lalli, accompagnata da momenti di commozione ed empatia nei confronti delle storie raccontate, ci permette di comprendere la portata enorme che certe scelte hanno sulla vita di chi (soprav)vive soffrendo.
🧁 Bonus: sul sito dell’associazione si può ascoltare per intero la lettera aperta di Welby e si può leggere anche la risposta di Napolitano.
Questo numero di Orecchiabile vi arriva anche grazie all’amorevole supporto economico di Spreaker. Ve lo diciamo perché vogliamo essere il più trasparenti possibile e per rassicurarvi che, siccome teniamo molto a voi lettori, ci premuriamo di lavorare solo con persone belle che fanno cose che vale davvero la pena di ascoltare.
Tintoria, Tinti/Rapone 🇮🇹
Condotto e prodotto da Daniele Tinti, prima dal proverbiale salotto di casa sua e poi live con Stefano Rapone come co-host, Tintoria è stato il primo podcast italiano sulla comicità e quasi 150 puntate dopo continua a macinare ascolti. Basato sul formato più tradizionale dei podcast, quello conversazionale, Tintoria ospita in ogni puntata personaggi che gravitano intorno al mondo della comicità italiana, offrendoci la possibilità di sbirciare cosa succede dietro ai palchi. Si parla del perché certe cose ci fanno ridere, di cosa vuol dire fare il comico di lavoro e si racconta il dietro le quinte di chi ha fatto delle risate il proprio mestiere. Un podcast per chi prende la risata molto seriamente.
Lights Out, Falling Tree Productions per BBC Radio 4 🇬🇧
Uno dei motivi per cui mi sono avvicinato al gioioso mondo dei podcast è stata la possibilità di ascoltare storie mentre facevo dell’altro. Ai tempi della mia rivelazione sulla via della narrazione audio, “dell’altro” consisteva nello stare in un ufficio a cercare i contatti di rettori universitari, per poi copincollari in una serie di fogli Excel: un lavoro veramente pregno di significato, responsabilità e attività neuronale, a cui sono sopravvissuto per un intero anno solo grazie allo sterminato catalogo di This American Life. Oggi le cose mi vanno decisamente meglio e, nonostante continui ad ascoltare podcast in ogni momento della giornata, mi piace ritagliarmi degli spazi di tempo per sedermi comodo in poltrona, mettermi le mie cuffie preferite e ascoltare con calma e attenzione quello che ho scelto di offrire alle mie orecchie. È un piccolo atto di amore che di tanto in tanto mi concedo e che mi piace pensare di regalare anche a voi con Lights Out, una raccolta di audiodocumentari della BBC.
Assemblato con cura da Falling Tree, una delle case di produzione audio più conosciute al mondo, Lights Out si presenta come un’antologia di sei lavori ad opera di altrettanti autori, ognuno con una cifra stilistica ben definita e un approccio molto personale alla materia trattata. Il podcast non ha un filo conduttore a livello tematico. Ad accomunare i sei episodi c’è solamente la scelta di lasciare spazio a storie che si muovono alla periferia di alcune delle tematiche più pressanti del nostro reale, approciandole delicatamente e invitando l’ascoltatore, qui trattato come essere raziocinante con una soglia di attenzione superiore ai due minuti, a trovar l’eventuale significato che si cela al loro interno. A rafforzare questa scelta, c’è la decisione di non usare un narratore in nessuno dei lavori, lasciando che sia la giustapposizione di voci e suoni a guidare l’immaginazione di chi è all’ascolto tra le proteste di un gruppo di attivisti in pensione, il mondo pieno di confortevoli fruscii di un radioamatore di Kiev e le cosmiche connessioni tra gender, colonialismo e il sistema solare.
Gli episodi si differenziano anche per l’approccio stilistico al racconto, preferendo ora una frenetica stratificazione di voci, ora un ricco e avvolgente tappeto sonoro. In tutti i casi il livello di produzione è stellare, giustificando l'entusiasmo che si è creato intorno a questo podcast nel mondo della radiofonia britannica e lasciando in chi ascolta quella fluttuante sensazione di meraviglia che si prova quando ci si trova davanti a lavori di cotanta fattura.
Non vi negherò che ascoltare Lights Out è complicato: è un podcast che va preso con i giusti tempi, dedicandogli attenzione e cura pari a quelle che sono state messe dagli autori nel concepimento dei loro pezzi. Siamo agli antipodi rispetto a quel fast food per le orecchie di cui ci ingozziamo felici mentre viaggiamo sui mezzi pubblici o facciamo finta di occuparci delle faccende di casa. Al tempo stesso, gli audiodocumentari di Lights Out sono un incredibile regalo per tutti gli amanti dell’audio, dei delicati ed effimeri piatti da gustare con l’ammirazione per le cose fatte davvero per bene.
🎧 Consigli di ascolto: Call Signs, l’episodio sulla storia del radioamatore ucraino, è una delle cose più belle che ascolterete quest’anno.
🎧 Altri consigli di ascolto: se lavorate con l’audio e con le storie delle persone, il primo episodio e le sue riflessioni sull’etica dei documentaristi (fatto da una documentarista) dovrebbe esser materiale di studio.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Ultimamente siamo spesso in ritardo sulle notizie varie ed eventuali che volevamo mettere in questo spazio (ma tanto c’è Andrea De Cesco per quello). Però, ecco, ci tenevamo a segnalarvi Altre Frequenze, una splendida rubrica degli amici di Altre Velocità in bilico tra radio e teatro.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo