Orecchiabile: Sesso, Nietzsche & Olivetti
la combo che non ti aspetti! “Olivetti, l’occasione perduta”, “My Dad Wrote a Porno” e “Philosophy & The City”
Ciao Orecchiabilinə,
Chiudete gli occhi. Cercate di immaginarvi seduti in un bell’ufficio con tavolo ovale, vista su Milano, e con indosso un completo elegante. Siete nella direzione de Il Sole 24 Ore e lo stagista scopre, scrollando Instagram, che uno dei vostri podcast è stato menzionato in una newsletter che recensisce podcast. Non fate in tempo a pensare «che bello» che lo stagista continua: «insieme a un podcast che parla di un padre che scrive romanzi porno e un altro che si presenta come lo YouPorn della divulgazione scientifica». Come la prendete?
Secondo noi molto bene, altrimenti non avremmo scelto di suggerirvi un podcast sulla tragica storia della Olivetti insieme a uno su genitori che scrivono brutti libri pornografici, entrambi recensiti da Giacomo, e un altro che parla di filosofia, cultura pop e hot vibes cerebrali, recensito da Chiara.
Philosophy & The City, 🇮🇹
Il mio professore di filosofia del liceo aveva, ai miei occhi, un fascino tutto suo, fatto di grandi abilità oratorie e vasta cultura. Ma quando decise di spiegarci il mito della caverna di Platone facendoci guardare Matrix, è lì che mandò in brodo di giuggiole l’intera classe, senza confini di genere. È stata la prima volta in cui ho scoperto l'ebbrezza della commistione dei generi, in un’adolescenza, quella binaria degli anni duemila, in cui ero costretta a scegliere se essere o fascista o comunista, fighetta o alternativa, bella o intelligente.
Philosophy & The City fa della fusione tra diletto e intelletto la sua caratteristica principale. Giada Biaggi, l’host e autrice, ha un dottorato in filosofia, è bionda e ha una passione per Miuccia Prada, Lana Del Rey, Deleuze e Sartre. Negli episodi del suo podcast queste apparenti contraddizioni convivono e coesistono in un saliscendi di ipercitazionismo, passando da Mediaset al post-strutturalismo in una manciata di secondi. È così che questo podcast, fatto di pellicce di visone (rigorosamente vintage) e aulici riferimenti metafisici, diventa uno spazio in cui sesso e cultura si incontrano senza contrapporsi. Gli episodi della prima stagione sembrano pensati come lezioni di un corso monografico sulla filosofia e sul suo rapporto con la sessualità. Da un certo punto in poi, Philosophy & The City amplia gli orizzonti e con le sue “News Edition” apre uno sguardo sul contemporaneo. Fino agli ultimi quattro episodi disponibili a oggi, prodotti in collaborazione con l’azienda cosmetica Caudalie: un piccolo compendio in cui si indagano i fondamenti esistenzialisti alla base della nostra ossessione per la skincare.
Il podcast è un progetto indipendente, registrato e montato in solitaria dall’autrice e per questo ha dei limiti nella qualità audio che però rispecchiano a pieno quel connubio tra alto e basso, e quindi contribuiscono a confermare l’intento di rottura del podcast. Ascoltarlo è una piacevole esperienza dal sapore glam-punk, in cui vi troverete a empatizzare con Hannah Arendt “ghostata” da Heidegger o a scoprire cosa unisce la musica trap al futurismo di Tommaso Marinetti. E attenzione a non perdervi i “finali pazzi”, come li chiama Giada. Piccoli viaggi in improbabili scenari onirici dove le sue fantasie di bionda e intellettuale si fondono in melliflue storie in cui è impossibile capire dove finisce il trash e dove inizia la cultura.
🎧 Episodio consigliato: più che un episodio in particolare, consiglio di ascoltarli seguendo l’ordine di pubblicazione (dal più vecchio al più nuovo). Quindi, il primo da cui partire è I boxer di Nietzsche, e da lì continuate fino alla fine della prima stagione. Se proprio devo sceglierne uno, però, il mio preferito è Hotline Heidegger.
🧁 Bonus: non perdetevi l’account Instagram di Giada, per seguire le nuove puntate del podcast, (le “News Edition” sono disponibili anche in formato video), per leggere i suoi nuovi articoli e per mettere like a tutte le foto di Vittorio, il suo Cocker Spaniel.
My Dad Wrote a Porno, 🇬🇧
Immaginate che vostro padre sia un placido sessantenne irlandese che, dopo anni spesi a spaccarsi la schiena come muratore, abbia deciso di dedicare la sua vita da pensionato alla nobile arte della scrittura. Immaginatelo uscire leggermente inebriato dal capanno degli attrezzi in cui si ritira a comporre le sue opere e consegnarvi con un enigmatico sorrisetto il primo capitolo del suo libro. Tutto molto romantico, no? Questo è quello che deve aver pensato Jamie Morton, uno degli host di My Dad Wrote a Porno, prima di iniziare a leggere l’opera di suo padre e scoprire che si trattava di un libro pornografico scritto malissimo sotto il sexy(?) pseudonimo di Rocky Flinstone. A quel punto Jamie ha fatto quello che ogni persona sana di mente avrebbe fatto: chiamare a raccolta gli amici più cari e declamare questo capolavoro al mondo intero.
La struttura di My Dad Wrote a Porno è semplice. In ogni episodio Jamie e due amici leggono un capitolo del libro in questione e reagiscono con britannica ironia alla scrittura terribilmente assurda e poco sexy di Rocky. Nessuno dei tre ha letto il capitolo prima di iniziare, un piccolo accorgimento che permette agli host e agli ascoltatori di vivere insieme questa esilarante esperienza, fermandosi ad ammirare increduli e divertiti le trame senza senso intessute da Rocky. Nel libro seguiamo le per nulla erotiche avventure di Belinda Bluhmental, una caldissima rappresentante di padelle. Tra i personaggi assurdi che appaiono e scompaiono senza spiegazione nel corso dei capitoli, uno dei miei preferiti è quello della Duchessa, un’aristocratica munita di frustino che viene così descritta in un momento di grande eccitazione:
“I suoi capezzoli si indurirono grazie alla sensazione di libertà data dalla rimozione del reggiseno: erano ora grossi come i rivetti da sette centimetri che tenevano insieme lo scafo del Titanic.”
Ascoltare My Dad Wrote a Porno è come sedersi sul divano un po’ sfondato del vostro migliore amico e farsi raccontare le ultime improbabili (dis)avventure dei suoi famigliari. La natura piccantella del podcast aggiunge ulteriore ilarità al tutto, soprattutto quando ascoltato in cuffia in un luogo pubblico. Trovarsi a ridacchiare delle deliranti metafore sessuali di Rocky mentre passanti ignari vi camminano di fianco è semplicemente impareggiabile.
🎧 Episodio consigliato: dovete assolutissimamente partire dalla prima puntata della prima stagione per gustarvi a pieno il sensuale mondo dei rappresentanti padelle.
🧁 Bonus: My Dad Wrote a Porno ha avuto un successo incredibile nel mondo anglosassone, portando a live reading con migliaia di persone e addirittura a una serie su HBO. Rocky Flinstone ha scritto altri cinque libri sulle avventure di Belinda, con trame che virano sempre più verso il sordido mondo dello spionaggio. A ognuno dei libri corrisponde una stagione del podcast e la sesta è iniziata solo qualche giorno fa.
Olivetti, l'occasione perduta, 🇮🇹
“L’A.N.C.S.I (Agenzia Nazionale per il Contenimento della Supremazia Italiana nel Mondo) ha fornito quest’oggi il rapporto sullo stato del nostro paese nell’anno in corso. Il debito pubblico e lo spread rimangono in calo costante[...], il numero dei brevetti depositati è salito del 14% negli ultimi dodici mesi[...], l’italiano risulta per il quinto anno consecutivo la lingua più diffusa al mondo.”
Inizia così questo podcast creato dal vivace comparto audio de Il Sole 24 Ore, raccontando di un’utopica Italia economicamente in salute, tecnologicamente all’avanguardia e capace di un’egemonia culturale sul resto del mondo. Paolo Colombo, che di lavoro fa il professore di storia alla Cattolicadi Milano, usa questo artificio retorico per catturare la nostra attenzione e introdurci nel sorprendente mondo di Adriano Olivetti con un’ironia che è rara trovare nelle stanze delle Università italiane.
È una vita che negli anni è stata un po’ dimenticata o che, quantomeno, non viene adeguatamente ricordata. È la vita di chi si è battuto contro una concezione puramente utilitaristica del capitalismo, immaginando attraverso la Olivetti una società in cui le aziende hanno precise responsabilità civili e sociali verso il mondo in cui sono immerse, che devono contribuire a rendere un posto migliore in cui vivere. È la vita di chi ha messo in piedi una struttura in grado di costruire in Italia il primo personal computer della storia.
Olivetti, l’occasione perduta è un podcast semplice ed elegante, a metà strada tra una lezione universitaria particolarmente ben tenuta e un documentario di Radio Rai. Dove Colombo e soci si distinguono, è nel condensare in maniera chiara decenni di storia in otto stringate puntate da una decina di minuti l’una, senza per questo lasciare da parte gustosi aneddoti e particolari interessanti. Al tutto manca solamente un contraddittorio, in grado di sottolineare gli aspetti più problematici della vita di Adriano Olivetti e della sua gestione aziendale, ma dati i tempi e il messaggio del podcast è un peccato scusabile.
Con un formato a metà strada tra l’informazione e l’intrattenimento, Olivetti, l’occasione perduta è una finestra su di un’Italia che avrebbe potuto essere e che forse non sarà mai. È anche un invito a non arrendersi, a non perdere la speranza e a provare a cambiare le cose, perché anche in Italia (forse) si può.
🎧 Episodio consigliato: come per tutte le storie, è bene iniziare dall’inizio
🧁 Bonus: non vorrete mica perdervi una dimostrazione pratica della Olivetti Programma 101, no?
Questo era il sesto numero di Orecchiabile. Noi ci si sente giovedì 10 giugno con altri tre podcast da ascoltare, nel frattempo ci trovate su Instagram, dove scrolliamo tutti i giorni il feed come gli stagisti immaginari de Il Sole 24 Ore, che salutiamo.
Ciao,
Chiara & Giacomo