Ciao Orecchiabilinə,
quest’oggi tiriamo fuori un numero in cui si vede tutta la nostra sagacia editoriale, con due lavori che non hanno assolutamente niente a che vedere l’uno con l’altro. Da un lato Giacomo vi porta nell’argentina dei desaparecidos attraverso il delicato Figlie di Sara Poma, uscito solo due giorni fa e già causa di uno spropositato consumo di fazzoletti. Dall’altro Chiara va in vacanza nella New York pornografica degli anni settanta, tra soprammobili dal dubbio gusto e riviste femministe dal sapore patriarcale. Insomma, si piange, si ride e un po’ ci si incazza.
Per i fan genovesi di Sara Poma, vi segnaliamo che lei e la protagonista di Figlie saranno a Genova il 24 maggio (mercoledì prossimo) a far sentire estratti del podcast, parlandone insieme con Giacomo in un posto bellissimo. Più info qui.
Pronti, partenza, play!
Figlie, Sara Poma / Chora Media per RaiPlay Sound 🇮🇹
Ho ricevuto le puntate definitive di Figlie qualche settimana fa, entusiasmandomi per questo regalo che mi era stato recapitato nella casella di posta. Le ho lasciate decantare per qualche giorno, aspettando una sera di tranquillità per ascoltarle, sapendo che una volta iniziato non sarei riuscito a fermarmi solo alla prima puntata. Al momento giusto, ho preso l’ultimo alfajor dalla mia riserva segreta e mi sono messo in ascolto, taccuino e penna sotto mano per prendere appunti per questa recensione. Ho finito l’ascolto con zero parole scritte e tantissime lacrime versate, mesmerizzato dalla bellezza di quanto avevo appena ascoltato. Partiamo quindi dalle cose facili.
Figlie nasce dall’incontro tra l’autrice e Sofia Borri, una ragazza argentina che a soli due anni viene sequestrata dalla polizia segreta di Videla insieme a Silvia, sua madre. Siamo nel 1978 e da quel momento di Silvia non si avranno più notizie, inghiottita insieme ad altri trentamila desaparecidos da quel terrificante periodo di storia argentina. Di lei resta poco e nulla. In quegli anni anche solo custodire in casa fotografie di persone ritenute sovversive era pericolosissimo. Il “naufragio”, come lo chiama Sofia, è totale e a scomparire non è solo la persona, ma anche la sua memoria. Poma, che ha perso la madre da giovane e che ha già lavorato con ricordi evanescenti in Prima! e Carla, rimane colpita da questa storia, così lontana e allo stesso tempo così piena di parallelismi con la sua, e decide di volare in Argentina insieme a Sofia.
La struttura narrativa lungo cui si sviluppa Figlie è piuttosto semplice e lineare. In sei episodi da una trentina minuti ciascuno, viaggiamo insieme a Sara e Sofia per la sterminata provincia di Buenos Aires (che è grossa come l’Italia tutta, anzi un pochino di più), per incontrare tutte quelle persone che hanno conosciuto Silvia e che possono aiutare a ricostruirne la memoria. Come spesso accade in Argentina, le conversazioni ondeggiano liberamente tra il tragico e la commedia, in un alternarsi di emozioni, mate e ricordi di improbabili canzonette italiane. Non mancano momenti di grande commozione, che Poma tratta con estrema delicatezza, lasciandogli il tempo di maturare nelle nostre orecchie (e nei nostri dotti lacrimali) senza mai abusarne. È un gioco di fragili equilibri, che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’incredibile capacità dell’autrice pavese di portare l’ascoltatore dentro le storie e i turbamenti altrui. Nel corso del podcast, Poma si prende anche il tempo per piccoli compendi di storia argentina che, senza mai stufare, ci permettono di farci un’idea piuttosto precisa del contesto in cui accadono i fatti.
Nonostante la sua linearità, Figlie è un podcast che vive del ritmo sincopato delle conversazioni registrate da Poma. Al centro di tutto, ci sono le riflessioni a cuore aperto di Sofia che condivide con noi anni di pensieri e sofferenze, mentre il suo italiano prende un accento sempre più argentino con il passare dei giorni, quasi a rimarcare l’ immersione nei ricordi di Silvia. Intorno alle sue parole, girano i racconti di una decina di persone, ognuna con il suo piccolo mattoncino da portare alla storia. Tra i tanti, vorrei ricordare Enrico Calamai, il vice-console di Buenos Aires in quel periodo, che, dopo aver aiutato moltissime persone a scappare, torna in Italia e per anni pensa di essersi inventato tutto, vittima del silenzio che il regime argentino era riuscito a imporre sulle storie dei desaparecidos, a ulteriore conferma della brutale efficacia del sistema e dell’importanza di recuperare la memoria delle sue vittime.
Sono queste conversazioni, intervallate agli scambi pieni di empatica sintonia tra Poma e Sofia, a rendere questo podcast un piccolo miracolo radiofonico, in cui la memoria ricostruita di Silvia diventa un'inarrestabile generatore di riflessioni ed emozioni. Ascoltando Figlie tra una lacrima e l’altra, vi indignerete per la crudeltà della Storia, vi troverete a chiedervi quale sia il significato profondo dietro a un abusato termine come “famiglia” e, soprattutto, verrete presi dall'irrefrenabile voglia di preservare ricordi, memorie e immagini dei vostri affetti.
🎧 Consigli di ascolto: vi abbiamo già parlato di Carla e Prima!, ma per qualche motivo non abbiamo mai recensito Antennae, il podcast antologico curato da Francesca Berardi sempre su RaiPlay Sound. Tra le altre cose belle, dentro ci trovate un altro commovente pezzo di Poma sul rapporto con Marisa, sua mamma.
🧁 Bonus: ero in Argentina nello stesso periodo in cui Poma vagava per la pampa con il registratore in mano. Non potrò mai ringraziarla abbastanza per avermi consigliato di leggere Le Pazze di Daniela Padoan, il libro che più di tutti mi ha aiutato a mettere in ordine quel che è successo in quello splendido paese sotto la dittatura dei generali.
Stiffed, Jennifer Romolini, Crooked Media & iHeartPodcasts 🇺🇸
Bob Guccione Senior è nel suo ufficio a New York, spegne il sigaro su un posacenere a forma di vulva e poi chiama la segretaria premendo il capezzolo di una mammella di gomma adagiata sulla sua scrivania di marmo. Non è l’inizio di un film soft porno, ma la scena raccontata da una delle giornaliste della redazione di Viva, una rivista erotica per donne, a Jennifer Romolini, host di Stiffed, il nuovo podcast di Crooked Media che la vostra inviata nella New York degli anni settanta ha ascoltato per voi.
La storia di Viva inizia nel 1973 quando Bob Guccione Junior, figlio del Bob di cui sopra e già fondatore della popolare rivista erotica per uomini Penthouse, decide di lanciare un nuovo progetto che promette di lasciare tutti sbigottiti: entra in scena Viva, la prima rivista erotica per donne pubblicata dal re del porno maschile dell’epoca, ma gestita da uno staff composto da un gruppo di redattrici e scrittrici femministe. È qui che inizia il racconto di Stiffed, che seguirà le vicende di Viva dagli albori fino alla chiusura, cercando di portarci dentro la redazione della rivista attraverso interviste ai suoi collaboratori e inserendole nel contesto storico e culturale dell’epoca. Così facendo, episodio dopo episodio, Stiffed mette in luce tutti i contrasti e le contraddizioni di Viva. Se da un lato la rivista statunitense si presentava come progressista e femminista, portando avanti lungimiranti discussioni su aborto e contraccezione, dall’altro finiva spesso per pubblicare anche contenuti sessisti dalll’arretrato retrogusto patriarcale. Insospettabile spoiler: molte di queste contraddizioni erano dovute alla figura di Bob Guccione, al suo modo di vedere il mondo, le donne e l’industria del porno attraverso gli occhi di un uomo in una posizione di potere (ma che sorpresa!).
Ascoltare Stiffed è un piacevole tuffo nell’immaginario newyorkese pornoerotico degli anni settanta, tra spogliarelliste, italoamericani che diventano imprenditori dal nulla, scrittrici femministe, attivismo, avanguardia e aneddoti succosi, come quello che vede la celeberrima Anna Wintour ricevere il suo primo lavoro come fashion editor proprio per Viva. Ascoltare Stiffed è anche un grande schiaffo in faccia, che ci ricorda tutti i limiti culturali e sociali del periodo, mettendo in luce come Viva abbia, suo malgrado, contribuito a far si che il desiderio sessuale delle donne fosse raccontato e filtrato attraverso uno sguardo maschile anche su di una rivista nata con l’intento di realizzare l’utopia della libertà sessuale fimminile.
La produzione di Crooked Media è sempre una garanzia quando si tratta di raccontare certe vicende alle orecchie, anche se purtroppo a tratti si ha la sensazione che ci si perda troppo a girare tra i meandri dei dettagli più inutili, sebbene le scrittura del podcast resti eccellente. Sarebbero potuti essere sei episodi, ma questo mi ha fermata dall’ascoltarne otto? Assolutamente no. Ah, lo storytelling.
🧁 Bonus: per stimolare l’immaginario visivo mentre ascoltate il podcast, potete farvi un giro nella casa di Bob Guccione.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Sono uscite le nomination per Il Pod. Andate a spulciarle per trovare nuovi spunti di ascolto (e poi tornate qui a cercarne la recensione).
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo