Ciao Orecchiabilinə,
Bel titolo leggero è? Torniamo nella vostra casella di posta belli carichi con due storie nient’affatto leggere ma che meritano l’attenzione delle orecchie: Chiara vi porta nel mondo degli incel, con Oltre, mentre Giacomo ci racconta della meta-indagine di una giornalista colombiana sul trauma subito durante un incidente stradale con Te Busco.
Pronti, partenza, play!
Oltre, Beatrice Petrella, RaiRadio 1 🇮🇹
Attraverso questa inchiesta formato podcast Beatrice Petrella indaga una realtà di cui spesso si parla in maniera vaga e un po’ confusa nell’opinione pubblica: quella degli incel, una sub-cultura online salita alla ribalta negli ultimi anni che deve il suo nome all’unione tra “involuntary” e “celibate” e in cui si identificano uomini, spesso molto giovani, che si trovano, per l’appunto, nella condizione di essere involontariamente celibi. Rifiutati, a loro parere, dal genere femminile, si rifugiano su Telegram, Facebook o Discord per parlarne. Ed è proprio da qui che inizia l’inchiesta di Petrella, che per otto mesi si è infiltrata nei gruppi e forum incel per leggere i loro commenti e le loro opinioni e cercare di capire chi siano queste persone. Grazie al suo lavoro scopriamo come quello degli incel sia in realtà un modo di vivere e percepire il mondo, che non si limita all’online, ma che ha tangibili interazioni e conseguenze con la sfera del reale.
Strutturato in tre episodi, Oltre ci spara dritto nelle orecchie le voci e le idee di una comunità chiusa, che inneggia a Elliot Rodger e George Soldini, autori delle stragi di Isla Vista e Collier Township negli Stati Uniti, i cui utenti usano come foto profilo i volti di Angelo Izzo, uno degli autori del massacro del Circeo, e Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin. È l’universo incel, dove l’odio nei confronti delle donne, definite NP, cioè non persone, si mescola a idee vicine al suprematismo bianco e al complottismo estremista tipico delle destre. Petrella racconta il loro linguaggio fatto di codici e valori che caratterizzano questi gruppi, portando l’ascoltatore fuori dalla bolla online alla violenza reale che ne deriva, raccontando storie di stragi e attacchi misogini legati a questa sub-cultura. È un ascolto che pesa molto, anche per chi qualcosa sa già sugli incel, e, soprattutto, necessario per comprendere come spesso molte delle notizie di cronaca che finiscono in prima pagina, molto hanno a che fare con la sfera degli incel.
Lo scorso 24 novembre Oltre è stato il primo podcast a vincere il premio Roberto Morrone per il giornalismo investigativo riservato agli under 30 che ne riconosce il merito per aver portato alla luce questo fenomeno complesso e, permettetemi, inquietante. Il coordinamento editoriale è di Michela Mancini, mentre mix, sound design e sigla sono di Jonathan Zenti, due nomi che avete letto spesso sulle pagine di questa newsletter, non a caso.
- Chiara
Te Busco, Catalina May & Martin Cruz / Las Raras 🇨🇱
Saranno le mie frequentazioni o la vecchiaia incipiente, ma mi sembra che la parola “trauma” sia entrata prepotentemente nella classifica dei vocaboli più usati da chi mi sta intorno. La definizione di trauma sul vocabolario ci dice che la parola viene dal greco τραῦμα (“ferita”) e indica che qualcosa ha improvvisamente interrotto la placida tranquillità del nostro corpo, provocando una rottura, sia essa di ossa, tessuti o semplicemente capillari. Prima c’è un unico. Poi non più. Se trasliamo il tutto sul piano della psicologia, possiamo vedere il trauma come qualcosa che spezza i nostri flussi di coscienza e segna una divisione tra quello che eravamo e quello che saremo.
Di trauma parla anche Te Busco, una serie podcast autobiografica realizzata dagli autori dello splendido podcast cileno Las Raras, uno dei miei ascolti preferiti quando ho voglia di lasciarmi cullare dallo spagnolo che si parla in America Latina. In Te Busco Catalina May, voce e penna della serie, parla per la prima volta degli eventi che l’hanno portata nella terapia intensiva di un ospedale con la parte destra del suo corpo in frantumi. La causa? Una macchina l’ha investita a tutta forza mentre attraversava con il rosso una strada di Santiago alla fine di una notte trascorsa tra birrette e amici.
Sono passati vent’anni da quella notte e sono passati senza che May pensasse troppo al suo incidente. Poteva morire. È sopravvissuta. Questo è tutto lo spazio mentale che negli ultimi due decenni ha concesso a questo trauma inteso qui nel senso puramente medico del termine: un corpo rotto che si deve ricostruire e deve ritrovare la sua unità. E poi improvvisamente un’idea: perché non mettersi a cercare il conducente dell’auto che l’ha investita? Non tanto per puntare dita o assegnare colpe, quelle sono di May, ma così, quasi per curiosità.
L’annuncio pubblicato sui giornali cileni durante le ricerche per il podcast. “TI CERCO. Il 30 ottobre 2003 mi hai investito all’angolo tra Colon e Domingo Bondi. Fu colpa mia. Quasi muoio. Dopo 20 anni voglio parlarti. Per favore lasciami un audio al…”
In otto puntate seguiamo quindi May mentre cerca, con i suoi strumenti da giornalista, di ricostruire quanto accaduto, quasi come se dovesse occuparsi di un caso di cronaca che non la riguarda: richieste alla polizia, interviste con testimoni, collaborazioni con investigatori. Il solito armamentario true crime insomma. Con il passare degli episodi però May, e noi con lei, prende coscienza del vero motivo per cui si è impelagata in questa avventura: il suo trauma non è stato solo fisico. L’incidente le ha lasciato profonde cicatrici psicologiche a cui ha, inconsciamente, deciso di non pensare fino alla realizzazione di questo podcast. C’è una May prima dell’incidente. E una May dopo l’incidente. Un punto di rottura.
Te Busco diventa così un metaracconto in cui più May si addentra nel “caso”, più sembra prendere coscienza del suo trauma e cercare di capire cosa farsene e come affrontarlo. Accompagnata da un sound design minimale e tremendamente efficace e da un montaggio serrato, la voce e le parole di May riescono a trasformare una personalissima esperienza nel racconto universale di come coesistere con le nostre cicatrici psicologiche. Scusate se è poco.
🎧 Consigli di ascolto: nel caso lo spagnolo non fosse il vostro forte, qui trovate la trascrizione inglese della prima puntata.
- Giacomo
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo