Ciao Orecchiabilinə,
non sappiamo bene cosa sia successo, ma tra di voi si sono aggiunti molti volti nuovi negli ultimi giorni. Avete raggiunto l’assurda cifra di quattromila e ancora non capiamo bene come questo sia potuto succedere, ma sappiate che vi si vuole bene.
Per tutti i nuovi arrivati, vi segnaliamo che a questo indirizzo trovate tutte le recensioni di podcast italiani che abbiamo fatto negli ultimi tre anni, comodamente divise per categoria. Per i podcast in lingua ci stiamo attrezzando e per ora vi tocca continuare a spulciare nel nostro archivio.
Fatti i dovuti sproloqui iniziali, non perdiamo altro tempo. Quest’oggi Chiara vi porta a spasso con la memoria di uno dei nostri cani preferiti con Gli occhi d’oro, mentre Giacomo vi guida nei rigogliosi giardini di Di sana pianta. E se sabato 16 marzo siete genovesi, proiettiamo due audiodocumentari di gran bellezza su Palestina e dintorni (vi diciamo di più in fondo alla mail).
Pronti, partenza, play!
Gli occhi d’oro, Sara Poma, Chora Media 🇮🇹
Uno dei motivi per i quali questa newsletter è nata, è quello di tentare di rendere l’esperienza di ascolto un momento meno solitario, fino a renderla addirittura un momento di condivisione. Mettersi le cuffie e premere play significa vivere individualmente la fruizione di un contenuto, quando spesso le migliori storie sono belle proprio perché universali, condivise. È con questo spirito che abbiamo organizzato i Giovedì Podcast (grazie sempre a Rebecca di ZOO e a Pollaz per averlo reso possibile) e gli eventi genovesi ed è con questo spirito che siamo sempre pronti a sederci per ascoltare lavori audio in compagnia e in posti del cuore come MondoAscolti di Internazionale o il Lucia Festival. A febbraio di quest’anno, il calendario italiano si è arricchito con Volume 1, il primo grosso festival di Chora. Così me ne sono andata a Milano e ho passato un paio di giorni ad orecchie aperte, assistendo a un paio di eventi memorabili (di più a fine recensione). La domenica mattina poi ho preso il tram e sono andata ai Giardini Indro Montanelli dove c’era un gruppetto misto di persone, cani e bambini, tutti religiosamente in coda per ricevere in consegna delle cuffie. Come me, anche loro si trovavano lì per ascoltare il nuovo lavoro di Sara Poma, nota su questa newsletter per essere l’autrice di podcast così belli e intimi che generano spesso copiose quantità di lacrime.
Prima di iniziare, Sara ci chiama intorno a sé per spiegarci come funzionerà il tutto, ci mettiamo le cuffie e seguiamo lei e la sua nuova cagnetta, Sofì Gisella in una camminata all’interno del parco. È una grigia mattina milanese, ma dietro la coltre delle nuvole escono leggeri raggi di sole, che mi danno la giusta scusa per indossare occhiali da sole dietro i quali, da subito, escono i primi lacrimoni. Nelle orecchie risuona la voce di Sara che racconta la vita della Ope, il suo primo cane, narrando come sia arrivata nella sua famiglia, quale sia stata la sua vita prima di diventare un’anziana cana borghese e, soprattutto, la tragedia della sua recente scomparsa. Tra corridori della domenica, famiglie al parco e passeggini, ascoltiamo in gruppo, camminando in silenzio, le voci di chi ha voluto bene a Ope. Nelle nostre orecchie non ci sono solo Sara e sua moglie Lucrezia, ma anche tutti i loro amici che hanno avuto occasione di conoscerla, e trascorrere del tempo insieme a lei: una storia di memoria canina, che diventa un’universale celebrazione dell’importanza della memoria. Sono sicura che, come è successo a me, il pensiero di altri ascoltatori sia volato a personalissime perdite, ad altri lutti e altre memorie di esseri viventi a noi cari, che non esistono più se non nei nostri ricordi. E se gli occhi si sono bagnati e qualche singhiozzo ci è morto in gola, è stato bello constatare come i ricordi possano diventare un modo per esorcizzare la tristezza e come nel ricordare ci si ritrovi a sorridere. Tutte occasioni per permettere a chi non c’è più di continuare ad esistere.
La camminata/ascolto è finita di fronte a un laghetto, con Sara che ci da le spalle e Sofì Gisella che ci guarda perplessa, chiedendosi forse perché la stiamo seguendo. Il podcast finisce e la voce di una bambina dice “Ok ora voglio un cane. Signore e signori se qualcuno è stufo del suo cane me lo dica e lo adotto”. Dietro gli occhiali da sole, gli occhi ridono e piangono.
🎧 Consigli di ascolto: cercate un parco, possibilmente nell’orario in cui è più affollato possibile, e ricordatevi gli occhiali da sole.
🎧 Consigli di ascolto - Giacomo: se gli occhiali da sole ve li dimenticate, e come me, lo ascoltate soli girando in mezzo a un grande città, potete sempre fare finta di soffrire di una terribile allergia. O raccontare a tutti quelli che incontrate della Ope.
🧁 Bonus: tra le tante cose degne di nota accadute al festival, vorrei condividere con voi due riflessioni. La prima è che c’è stato modo, per chi era presente, di assistere a due performance live fatte da Kaitlin Prest (autrice, tra le altre cose, di The Heart di cui vi ho parlato un anno fa), un’occasione unica per chi vive in Italia e le aspettative sono state soddisfatte. È stato molto bello, intenso, orecchiabile e commovente, tutte caratteristiche che soddisfano il nostro desiderio di rendere questa cosa di ascoltare i podcast un’esperienza condivisa. L’altra sessione che vorrei menzionare, forse la più illuminante, è quella di John Olaoluwa Modupe, host del podcast OMJ, che ha fatto uno spettacolo di stand up comedy tutto incentrato sul riconoscere il privilegio - in una stanza popolata da wannabe privilegiati. Per chi non era presente, vi consiglio di recuperare alcuni spezzoni sul suo account Instagram o l’ultima puntata del suo podcast.
Di sana pianta, Chora Media 🇮🇹
Ci piace consigliare serie limitate solo quando sono ormai concluse e ne possiamo osservare da capo a piedi la struttura, saggiandone la forza delle radici e annusandone i profumati frutti. Ogni tanto però ci permettiamo una meritevole eccezione, ‘ché alla fine è bello osservare come le cose crescono a partire da promettenti germogli. Non è in fondo per questo che abbiamo tutti delle piccole succulente sui nostri davanzali?
Come forse avrete capito da questo eccessivo florilegio (occhiolino) di metafore a sfondo vegetale, Di sana pianta è un podcast in cui si parla di piante attraverso le mirabolanti avventure di quegli organismi viventi che, zitti zitti, fanno si che sul nostro pianeta ci sia la vita. A guidarci in questo affascinante mondo, troviamo le parole di Stefano Mancuso, uno studioso di fama mondiale e la risposta affermativa all’a esistenziale domanda: “esiste un Barbero con della clorofilla nel cuore?”.
Nella sua vita accademica, Mancuso si occupa infatti di neurobiologia vegetale, una disciplina relativamente nuova che cerca di definire i contorni dell’intelligenza delle piante studiandone i complessi comportamenti che assumono in risposta a stimoli esterni. Con voce piena di amore per gli oggetti dei suoi studi, nei brevi episodi de Di sana pianta Mancuso racconta le storie di alcune piante singolari, infarcendole di divertenti aneddoti personali, sentite opinioni sul nostro approccio alla materia vegetale e azzeccati paragoni con il regno degli esseri umani. Ovviamente, sparsi qua e là nel racconto, non mancano piccoli semi di conoscenza scientifica, che, come nella migliore divulgazione, l’ascoltatore finisce per ingerire senza nemmeno rendersene conto.
La scrittura intima e il tono pacato di Mancuso sono sapientemente appoggiati su di un leggero tappeto sonoro, che si adatta di volta in volta al luogo in cui si svolgono le vicende raccontate, rendendo l’ascolto sottilmente immersivo. Capita così di trovarsi ad ammirare alberi solitari nel deserto, di osservare da vicino eserciti di formiche prostrate al nostro volere arboreo e di sentire le proprie radici spaccare l’asfalto di Brooklyn circondati da immigrati italiani della prima ora.
Ascoltando Di sana pianta si ha come l’impressione di tornare bambini, catapultati in una di quelle buie e tediose serate invernali che assumono improvvisamente un’aura magica quando si presenta a cena quel lontano amico dei tuoi genitori a cui piace viaggiare in posti esotici e che, guarda un po’, è davvero bravo a raccontare e farti vedere il mondo con i suoi occhi.
🎧 Consigli di ascolto: sono usciti cinque episodi e ne avete ancora cinque da aspettare nelle prossime settimane. Per una volta abbandonate la frenesia pazza e centellinatevi questa piccola gioia.
🧁 Bonus: se vi piacciono le piante, dovreste guardare The Green Planet di Sir David Attenborough e amici.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
È uscita la prima puntata di Totale, il nuovo podcast varietà di Jonathan Zenti, il pontefice del podcast italiano.
Il 16 marzo a Palazzo Bronzo, Giacomo organizza l’ascolto di due audiodocumentari in lingua sottotitolati. Con Reena Katz e Can You Say Haa? verremo trasportati tra le memorie di un'artista ebreo-canadese, riflettendo con loro su come storia e geografia di Israele e Palestina vengano raccontate nelle scuole della comunità ebraica. Con Gaza: Voices under bombardment (Blank Maps / Sowt), ascolteremo senza filtro le voci di una famiglia di Gaza nei primi giorni dei bombardamenti israeliani dello scorso ottobre. A seguire ci sarà della gran bella musica con una cantantessa lirica siriana a improvvisare insieme a un clarinettista palestinese e al più bel contrabbassista della città. L’ingresso è gratuito. Il posto è bello e gestito dalla meglio gioventù. I proventi della serata andranno a famiglie di Rafah con cui abbiamo contatti diretti.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo