Storia della radio e storia molto molto antica
Le recensioni di “L’Invasione” e “The Call” di This American Life
Ciao Orecchiabilinə,
ci siete mancatə! Siamo tornati con grande gaudio dalle vacanze, pronti a portare cose belle alle vostre orecchie. Per iniziare bene l’anno nuovo Chiara vi accompagna in un viaggio epico alla scoperta dei Protoindoeuropei con L’Invasione. Giacomo invece vi parlerà di un episodio di This American Life, cercando di usarlo per tracciare i contorni di questo seminale programma radiofonico.
Se siete giuntə qui da poco, sappiate che a questo indirizzo trovate tutte le recensioni di podcast italiani scritte negli ultimi anni, comodamente divise per categoria e con una simpatica descrizione.
Se invece siete autori, o aspiranti tali, trovate una gustosissima opportunità a fondo email targata Radio Papesse.
Pronti, partenza, play!
L’Invasione, Luca Misculin e Riccardo Ginevra, Il Post 🇮🇹
consigliato da Chiara
L’Invasione racconta di come diverse popolazioni siano arrivate in Europa circa cinquemila anni fa e dell’impronta indelebile che queste hanno lasciato nel vecchio continente. Il podcast si configura come un un viaggio esplorativo nella cultura e nella vita di queste persone attraverso la storia della loro lingua: il protoindoeuropeo. Se come me non ne avevate mai sentito parlare, vi basti sapere che, tra l’altro, ha dato origine a lingue parlate oggi da circa metà della popolazione mondiale come italiano, inglese, francese, spagnolo, islandese, ma anche lituano, russo e addirittura indi e farsi (persiano).
In cinque densissime puntate Misculin e Ginevra raccontano come questa lingua sia il mezzo con cui si sono diffusi anche miti, modi di pensare e strutture sociali che ancora oggi sono parte fondante dell’eredità culturale europea. Le voci degli host si alternano nel raccontare la storia di questi nostri distanti avi mescolando linguistica, mitologia, archeologia, antropologia e anche genetica. Ascoltando L’invasione ci sembrerà di cavalcare nell’intricata steppa di studi, scoperte e ipotesi che eruditi di diverse epoche hanno debitamente coltivato per permetterci di capire chi siamo, scoprendo da dove veniamo. Nel podcast si parla dell’origine delle storie sui cavalieri che uccidono draghi dal nord dell’Inghilterra al sud della Persia, di Ötzi, la più famosa mummia europea e di quei due adolescenti “protocriminali” che avrebbero fondato Roma (Romolo e Remo, chi se no?), passando per il popolo degli uiguri, il sanscrito, testi sacri induisti e altre insolite vicende storiche.
Il tutto è accompagnato da una colonna sonora epica, prodotta da Stefano Tumiati, in grado di evocare un tempo antico e leggendario, che permette a concetti complessi e intricati di scivolare sulle orecchie come il pellame che questi antichi uomini a cavallo utilizzavano per trasportare i loro beni su e giù per l’Europa. Sonorità che ben si sposano anche con la voce genuinamente entusiasta di Misculin e quella accademica di Ginevra, da me rinominato il Francesco Costa della linguistica (ascoltatelo e poi ditemi se non è così).
🎧 Consigli di ascolto: In questi giorni le colline marchigiane che fanno da sfondo alle mie camminate sono circondate da una morbidosa sciarpa di nebbia grigia, e camminare con in cuffia L’Invasione ha reso il tutto molto più epico. Vi consiglio quindi di ascoltarlo in queste grigie giornate di gennaio, possibilmente all’aperto.
🧁 Bonus: se quando avrete finito di ascoltarlo, vorrete saperne ancora di più, o se vorreste leggere uno dei tanti testi menzionati, su Il Post trovate una pagina dedicata a tutti gli approfondimenti del podcast.
The Call, Mary Harris / This American Life 🇺🇸
consigliato da Giacomo
Interno ufficio. Soffitti bassi e led sfarfallanti incorniciano l’ennesima tragica giornata passata a immaginare i propri neuroni infrangersi contro lo schermo di un computer. All’improvviso un collega di cui non ricordo volto né nome, si avvicina e mi dice “perché non provi ad ascoltare This American Life mentre lavori?”. Con una certa sicumera mucciniana, mi viene spesso da pensare che quel momento mi ha cambiato un bel pezzo di vita. Se mi sono avvicinato al mondo dell’audio, è perché quel giorno mi sono messo un paio di auricolari da quattro soldi e ho ascoltato per la prima volta la voce nasale di Ira Glass. E non sono di certo l’unico.
This American Life infatti esiste dal lontano 1995, dal giorno in cui Ira Glass (che va sempre letto come fosse una sola parola: “airaglass”) decise di fare radio a modo suo, riscrivendo le regole di come si possono raccontare le storie con il formato audio. Di questo programma radiofonico (ora anche podcast) in realtà abbiamo parlato qua e là negli anni, ma non ci siamo mai presi la briga di dedicargli uno spazio proprio, perché ci è sempre sembrata un’impresa epica condensarne l’importanza in poche righe. Lo farò quindi iniziando con un’arditissima e discutibilissima frase, prima di passare oltre: This American Life ha inventato il linguaggio radiofonico con cui si scrivono i podcast. E questo ancor prima che i podcast esistessero.
Ma di cosa parla questo fantomatico programma? Molto semplicemente This American Life si propone di raccontare gli Stati Uniti attraverso le storie delle persone che ci vivono. Per la gran parte sono storie ordinarie di persone altrettanto ordinarie, riunite sotto un cappello tematico diverso per ogni episodio e tenute insieme dalla voce di Ira Glass. A portarci dentro le storie sono autori ogni volta diversi, accomunati da una narrazione che, seppur molto presente, lascia ampio spazio all’ascoltatore per formulare i propri pensieri, creando spazi di riflessione all’interno del racconto. Il sound design è minimalista e l’emotività viene spesso lasciata sgorgare libera da quanto viene registrato, senza stridenti forzature che spesso in altri lavori potrebbero risultare poco rispettosi dell’ascoltatore. Insomma, è una gran bella roba.
Vi confesserò ora che, nonostante il mio amore per questo podcast, è uno di quegli ascolti di cui spesso mi dimentico, lasciandolo in coda alla pila di nuovi scintillanti lavori, finché da qualche parte del mondo un amico dell’audio mi intima di rimettermi all’ascolto. Che poi è quello che è successo con The Call, la puntata che mi ha portato a scriverne proprio oggi.
Dopo la classica introduzione à la Ira Glass, in cui una divertita storiella ci avvicina al tema del giorno, The Call si apre con i più potenti cinque minuti di audio che ho ascoltato quest’anno. Una ragazza tossicodipendente, Kimber, chiama Never Use Alone, un centralino dedicato a chi sta per assumere delle droghe pesanti mentre è da solo. A risponderle è Jessie, un’infermiera che terrà compagnia a Kimber mentre si inietta dell’eroina e aspetterà pazientemente al telefono per assicurarsi che stia bene: in caso qualcosa dovesse andare storto, Jessie potrebbe chiamare un’ambulanza e aiutare Kimber a sfuggire a una possibile morte da overdose. Come puntualmente avviene.
La telefonata è punteggiata dall’asciutta narrazione di Mary Harris, autrice dell’episodio, che, in pieno stile This American Life, guida con garbo l’ascoltatore attraverso il materiale registrato sul campo, rafforzandone la potenza. Sarà Harris, nei restanti cinquanta minuti della puntata, a raccontarci le storie di Jessie, Kimber e uno dei paramedici che l’hanno salvata, ripercorrendo le loro vite prima e dopo la telefonata stessa. L’affresco di storie di normale straordinarietà che ne viene fuori è irresistibile e, grazie a interviste con i controfiocchi, porta l’ascoltatore a mettere costantemente in discussione i concetti, spesso pregni di pregiudizi, di tossicodipendenza e assistenza. Come nei migliori lavori di questo podcast straordinario, alla fine dell’ascolto restano in testa un sacco di domande da portarsi in giro nei giorni successivi. Sarà facile retorica, ma penso che raccontare storie dovrebbe servire proprio a questo.
🎧 Consigli di ascolto: dietro i microfoni di questo leggendario podcast ci è passato chiunque, da Scott Carrier a Megan Tan (Millennial/Snooze), passando per Jonathan Goldstein (Wiretap/Heavyweight) e Sarah Koenig (Serial). Fatevi un regalo ed esploratene l’infinito archivio.
🧁 Bonus: un paio di liste delle migliori puntate di This American Life, scelte dagli stessi autori.
👅Difficoltà linguistica: ★★★☆☆ 3 su 5. Jessie ha uno splendido accentone del Sud, ma è controbilanciato dalla chiarezza della narrazione di Harris. Se non siete sicuri e volete provarci lo stesso, qui trovate la trascrizione di tutta la puntata.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Vi siete mai chiesti come si fanno un podcast? O ancora, come si scrive un’idea e come la si trasforma in audio? Amedeo Berta, autore di STRANO, Pane e Fantasmi e altre ghiottonerie vi aiuterà a rispondere a queste e altre domande nel suo workshop “Fare un podcast indipendente”. Tutte le info qui. Si parte dal 4 febbraio a Milano.
Se invece un avete in testa il progetto di un audiodocumentario, ma vi servono risorse per produrlo, date un occhio a YASS, un bando di produzione e mentorship per autori e sound artist di Radio Papesse. I fortunatissimi vincitori riceveranno dei fruscianti soldoni e, soprattutto, la possibilità di avere un mentore a guidarli nella produzione del proprio lavoro. I mentori sono eccezionalissimi (ascoltate i lavori di Cristal Duhaime e Yasmina Hamlawi se non ci credete) e tra i lavori prodotti nella precedente edizione di YASS c’è l’amatissimo Iolanda, che ha fatto innamorare mezza Europa del dialetto campidanese e della magia di una poetessa sarda. Di più proprio non potreste volere. Deadline il 30 gennaio.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo