Ciao Orecchiabilinə,
Come vanno le cose nella settimana italiana più attesa dell’anno? Noi siamo un po’ in scesa per questo Sanremo troppo poco sopra le righe ma compensiamo bene con due ascolti che invece ci hanno elettrizzati. Da una parte, Giacomo vi racconta la storia di La Grande Famiglia, su un famoso e dimenticato concorso a premi americano durante gli anni cinquanta, e anche un po’ la genesi del podcast stesso. Mentre Chiara vi porta nella seconda stagione di UnReality vita quotidiana e finzione collidono.
Pronti, partenza, play!
La Grande Famiglia, RaiPlay Sound 🇮🇹
Ho come l’impressione che negli ultimi decenni, le raccolte a premi, uno splendido veicolo del capitalismo, siano diventate via via sempre più sciape e insapori. Sarà l’avanzare degli anni e del “ah, com’era bello quando ero giovane”, ma sono quasi certo che un tempo si potessero “vincere” premi molto più eccitanti di uno strofinaccio da cucina, una brutta borsa di tela o “una pentola con soli 10.000 punti + 35 euro”. Cosa c’entra tutto questo con i podcast?
La Grande Famiglia è un podcast che parte proprio da una raccolta a punti. Siamo negli anni cinquanta e negli Stati Uniti vivono milioni di italiani. Sono così tanti che a New York c’è addirittura una stazione radiofonica con trasmissioni in italiano. Progresso, un’azienda che vende soprattutto pomodori pelati, intravede un’occasione di farsi pubblicità e mette in piedi insieme a questa stazione radiofonica un’immaginifica operazione di marketing: in cambio di dieci etichette di pelati, un inviato sarebbe andato in Italia a registrare le voci dei parenti lontani, per poi trasmetterle in radio in (più o meno) tutti gli Stati Uniti. Il programma che ne deriva, ormai l’avrete capito, si chiama “La Grande Famiglia” e, in un’epoca senza telefono, avrà talmente successo da durare per la bellezza di tredici anni.
Facciamo un salto avanti di una settantina di anni al 2022. Cristiano Barducci si imbatte in questa strampalata storia e scopre che, con un supplemento di qualche dollaro, gli emigranti di stanza negli Stati Uniti potevano farsi inviare il vinile con le voci dei loro cari. Nel corso di un evento di auto-aiuto per produttori durante il Lucia Festival dello stesso anno, Barducci racconta di questa sua scoperta. Entusiasmo alle stelle. Pubblico in visibilio. Alla prima pausa utile il direttore di RaiPlay Sound lo ferma e gli chiede di lavorare insieme alla storia per capire se ci si può tirare fuori qualcosa.
Due anni dopo esce La Grande Famiglia, un podcast in cui, a partire dai vinili che Barducci è riuscito a rintracciare, si raccontano le storie di emigranti italiani, partendo da quella di Giuliano Gerbi, il conduttore del programma radio che dà il nome a questo lavoro e l’uomo che per tredici lunghi anni ha macinato migliaia di chilometri per recarsi nei più sperduti paesi italiani a registrare voci da spedire oltreoceano. Al suo racconto si affiancano quelli di altre cinque famiglie, trasferitesi negli Stati Uniti in epoche diverse e per i motivi più disparati, tracciando un ideale compendio della migrazione italiana oltreoceano.
Il tratto comune tra queste storie è quello di una nostalgia che, in modi e maniere diverse, pervade chi abbandona la propria casa, per scelta o per obbligo, e si trova a doversi ricostruire una vita in una società e un posto con parametri completamente diversi a quelli a cui era abituato. In tempi di grandi e spesso scentrate discussioni su migrazioni e dintorni, trovo sia importante aver recuperato la memoria di quando eravamo noi ad andare incontro all’ignoto.
UnReality, Talia Augustidis
Della prima stagione di UnReality vi avevo già parlato quasi due anni fa e, visto quanto mi era piaciuta, non posso esimermi dal farlo anche per la seconda, che merita anch’essa l’attenzione delle vostre orecchie. L’idea dietro il podcast resta quella di esplorare il sottile confine tra realtà e finzione mettendo in discussione la nostra percezione del reale. In questa seconda stagione, Talia si mette alla ricerca di quei momenti in cui l’irreale si insinua anche nelle vicende di tutti i giorni, tra licenziamenti al lavoro, club di stand up comedy, scrittura di canzoni e pruriginosi romanzi rosa. Rispetto alla prima stagione c’è una vena di ironia che ci porta a ridere di tutte quelle situazioni in cui non ci si trova a proprio agio.
In questi stralci di vita quotidiana l’autrice manipola suoni, voci e percezione per far emergere il surreale che si trova nella nostra vita quotidiana. Una conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del talento di Augustidis nell’impastare tracce audio con il suo riconoscibilissimo stile, sfornando un audio d’autore, invitante per le orecchie come lo è una pizza ben fatta per le papille gustative. UnReality è stutturato come una serie antologica di piccoli documentari accomunati da quello che avviene sul liminale confine tra verità e immaginazione.

Dall’equivoco che porta una giovane Talia a leggere Tiffany on Breakfast, un romanzo rosa sconcio basato su una parodia anni novanta del classico Breakfast at Tiffany, passando per l’analisi, con suo padre, della sua esibizione come stand up comedian spesso incentrata proprio sul genitore, fino alla lettura dei tarocchi per interpretare il volere del team di risorse umane dell’azienda che ha appena licenziato lei e i suoi colleghi. UnReality è un’esperienza di ascolto unica, in cui la narrazione oscilla sempre tra onirico e reale, in cui Talia è in grado di costruire un paesaggio sonoro dai colori accesi e brillanti, che accompagnano la sua voce pacata e intima, condita da un montaggio raffinato.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Qualche settimana fa è uscito per la BBC The Dogs of Palermo, un bellissimo pezzo (in inglese) di Georgia Walker sui cani di quartiere di Palermo. Sappiate che vi scapperà una lacrimuccia.
Grandi e piccini accorrete, è arrivata la nuova stagione di C’è Vita nel Grande Nulla Agricolo. E nel crossover che tutti sognavamo, Johnny Faina e Feduzzi sono andati a parlar di podcast, disegnetti e stramberie da Strano Podcast.
Amedeo Berta, che poi è l’host e l’ideatore di Strano, tra l’altro, ha appena lanciato la seconda edizione del suo corso per fare podcast indipendenti che si terrà da Volume Libri e Dischi, uno di quei posti a cui noi si vuole bene (nonostante sia a Milano)
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo
Perchè il podcast di Talia Augustidis è affiancato a RaiPlay Sound?