Ciao Orecchiabilinə,
come ben sapete da questo lato dello schermo siamo incredibilmente appassionati di culti bislacchi, santoni autoproclamati e attività truffaldine di vario tipo. Mentre lavoriamo sottobanco per proporvi “una irripetibile opportunità” con il lancio di una crypto che, con l’effige di Francesco Costa, vi curerà da tutti i mali, ci informiamo sulla competizione ascoltando bei lavori.
Giacomo vi parlerà quindi di fecondazione assistita e del folle personaggio che l’ha, purtroppo, impersonata con assurde dichiarazioni nei salotti televisivi italiani con L’impero dei figli impossibili. Chiara invece vi porta lontano lontano, alla scoperta delle scam cities (in italiano “città della truffa”) del Myanmar con Scam Inc.
Che dire, se non…
Pronti, partenza, play!
L’impero dei figli impossibili, Gottardo e Sironi / Chora Media 🇮🇹
Da buon quasi-quarantenne e demografo mancato, finisco spesso per essere attirato da notizie e storie che girano intorno alla procreazione medicalmente assistita, ovvero quell’insieme di tecniche che permettono di facilitare il concepimento e la procreazione, rimanendo spesso sbalordito per il medioevo legislativo che circonda l’argomento in Italia. Per dire: sapevate che per ragioni puramente ideologiche in Italia gli ovuli fecondati e congelati vanno conservati per, perdonatemi il neretto in arrivo, l’eternità?
Non mi dilungo oltre sul resto della legislazione che regola le P.M.A., se non per dirvi che il dibattito intorno a queste tecniche ha tenuto botta nei salotti televisivi italiani nei primi anni duemila e a quel tempo, tra i suoi strenui sostenitori, si trovava spesso seduto da Vespa e compagnia cantante tal Severino Antinori, ginecologo famoso per aver consentito a varie donne in menopausa di restare incinta e partorire. Non ho le competenze per esprimermi sulle sue capacità mediche, ma mi sento di poter sostenere che, a un certo punto, la fama gli abbia dato un po’ alla testa, tanto che ha iniziato a sostenere cose improbabili come «Ho clonato l’uomo» e «Ho fatto nascere 4 milioni di bambini».
Qui è, più o meno, dove inizia L’impero dei figli impossibili, con un Antinori che viene descritto come un inquietante incrocio tra l’Elon Musk della fecondazione assistita e uno di quei medici santoni che curano il cancro con la sola sovraimposizione delle mani. Insomma, non necessariamente una persona a cui affidereste il vostro corpo con grandissima fiducia. A partire dall’allucinante vicenda che ha portato al crollo dell’impero di Antinori (no, non ve la spoilero), Gottardo e Sironi ne ricostruiscono in quattro puntate carriera, personalità e problemi giudiziari, fornendo a chi ascolta il giusto contesto per valutarne affermazioni e azioni.

Il podcast si propone di sollevare “domande profonde sul potere, l’etica e la medicina nella società dello spettacolo”, ma, frenato forse da un minutaggio ridotto e dall’impossibilità di intervistare Antinori, L’impero dei figli impossibili non riesce interamente nell’intento, faticando un po’ nell’astrarsi dal racconto delle vicende che circondano il ginecologo abruzzese. Nonostante questo, il lavoro degli autori, ha il merito di riportare alla luce una storia, ahimè, tipicamente italiana, che era scivolata al di fuori della coscienza collettiva, regalando a chi ascolta un’infarinatura piuttosto completa sulle tematiche etico-legali che ruotano intorno alle P.M.A. In un periodo storico in cui sempre più persone si rivolgono a queste tecniche per poter concepire, L’impero dei figli impossibili diventa un'avvincente e necessaria introduzione a un tema incredibilmente delicato e difficile da trattare.
🎧 Consigli di ascolto: se il tema vi interessa e masticate l’inglese, recuperate Retrievals, uno dei migliori podcast ascoltati negli ultimi anni.
🧁 Bonus: non so so è proprio un gran bonus, ma sappiate che chi ha scritto la retrograda e violenta (per i corpi delle donne) legge che regola le P.M.A. in Italia è oggi Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. La legge, partorita (ahahaha) nel 2004, è stata depotenziata e resa più umana da vari giudizi di Cassazione (uno in arrivo nei prossimi giorni), ma resta piena di anacronismi e assurdità varie, messe lì quasi a voler far soffrire chi decide di avvalersi di queste tecniche.
Scam Inc, Sue-Lin Wong / The Economist 🇺🇸
Partendo dal fallimento di una piccola banca del Kansas, Scam Inc trasporta l’ascoltatore in un intricato labirinto di inganni digitali, che si snoda lungo il globo terrestre fino ad arrivare sulle sponde del fiume Saulen. Proprio là, a ridosso del confine naturale che separa la Thailandia e il Myanmar, si distendono vasti agglomerati di città-azienda, con tanto di centri commerciali, supermercati e parchi, in cui ignare persone si sono trovate intrappolate a lavorare per quelle che, di fatto, sono vere e proprie fabbriche di truffe online.
Se i più millenial tra noi associano la truffa online al classico principe nigeriano che promette di renderci ricchi tramite email sgrammaticate, oggi chi truffa su internet fa spesso parte di un’industria multimiliardaria, strutturata, articolata e potente tanto quanto le multinazionali più famose e conosciute in occidente. In un paese devastato dalle guerre civili come il Myanmar, la struttura di queste organizzazioni ha preso la forma di una sorta di gig economy del raggiro, un ecosistema decentralizzato in cui ogni attore ha il suo ruolo: selezione delle vittime, manipolazione psicologica, gestione dei flussi di denaro trafugato e così via. Una sorta di Silicon Valley asiatica delle truffe online che muove centinaia di miliardi di dollari, con ramificazioni che coinvolgono interi stati e spesso sfuggono completamente al controllo delle autorità.
Attraverso una narrazione estremamente precisa e dettagliata, Sue-Lin Wong, inviata dall’Asia per The Economist, dipinge in Scam In. un quadro agghiacciante del fenomeno, restituendone l’enormità, a partire dalle storie dei dipendendi-detenuti di queste aziende, adescati tramite annunci di lavoro farlocchi e poi, di fatto, rapiti e costretti con la forza a diventare truffatori. Il tutto seguendo copioni e strategie perfezionate negli anni, che trasformano in vittime affermati professionisti, scienziati e perfino investigatori dell’FBI.
I principi nigeriani hanno ormai lasciato il posto a sofisticate strategie, progettate per sfruttare le vulnerabilità psicologiche delle persone tramite strumenti tecnologici avanzati tra intelligenza artificiale e malware di vario tipo. Le conseguenze per le vittime sono spesso devastanti e, oltre a svuotare i loro conti bancari, finiscono spesso per distruggere le vite di persone sole, impaurite e senza una rete (reale) di supporto
Negli otto episodi della serie, Scam Inc pone sempre più insistentemente una questione urgente: come possiamo difenderci? La risposta non è semplice, il fenomeno cresce a grande velocità e le strategie diventano sempre più raffinate rendendo già ora le contromisure tradizionali sempre più inefficaci. Stati, banche, piattaforme digitali e forze dell’ordine devono velocemente collaborare a nuovi modelli che lavorino per rendere il confine tra sicurezza e vulnerabilità sempre meno labile.
🎧 Consigli di ascolto: i primi tre episodi sono ascoltabili gratuitamente su ogni piattaforma, dal quarto in poi, per ascoltarlo, dovrete essere abbonatə al The Economista ma niente paura, fate come la sottoscritta: con il free trial avrete una settimana di tempo per ascoltare il resto degli episodi. Ne vale la pena! (Però poi ricordatevi di cancellare l’iscrizione!)
🧁 Bonus audio: è un periodo in cui nelle classifiche americane i podcast sulle truffe vanno per la maggiore, per chi fosse interessato ad approfondire, consiglio Scam Factory e Scam Goddess. Se siete nostalgici dei podcast degli anni ‘10 invece, potete recuperare le due puntate di Reply All in cui gli host diventano amici, più o meno, e vanno a visitare uno scammer indiano.
🧁Bonus realtà: qui un articolo del Il Post su quelle che sta succedendo nelle scam cities negli ultimi giorni