Ciao Orecchiabilinə,
qui siamo un po’ bolliti da caldo e lavori e non sappiamo nemmeno bene che introduzione scrivervi. Quello che però sappiamo, è che abbiamo due gran bei consigli di ascolto. Chiara ritorna a pescare dall’amato Tre Soldi con un lavoro su di una dimenticata tragedia aerea, mentre Giacomo vi consiglia il nuovo podcast di cui tutti parleranno tra sei mesi (quantomeno a detta a sua).
Pronti, partenza, play!
Caduto dal cielo, Amedeo Berta / Tre Soldi, Rai Radio 3 🇮🇹
Se c’è una cosa che ho capito dello studio della storia recente italiana, è che non si toccano mai gli anni novanta, sono stati degli anni così particolari e densi che tutte le mie ricerche nell’internet, documentari e programmi tv continuano a non bastare per avere un’idea di tutto quello che è successo.
Caduto dal cielo è un audiodocumentario che riporta in superficiea una delle tragedie più assurde di quel periodo: l’8 ottobre del 1996, un Antonov 124 - tra i veivoli più imponenti in circolazione - precipita su San Francesco al Campo, situato alle porte dell’aereoporto di Torino. Tra le persone colpite da questa vicenda ci sono anche gli zii e i cugini di Amedeo Berta, che si prende qui il compito di raccontarci quanto successo.
Per l’occasione Berta torna in quel confortevole nido per le orecchie che è Tre Soldi, con cui aveva già pubblicato tempo addietro Pane & Fantasmi, un audiodocumentario dai toni ammantati di mitologia e mistero. Con questo lavoro, Berta esplora un modo diverso di raccontare, più netto e ruvido, mantenendo però quel timbro intimista che caratterizza la sua produzione. L’autore ci accompagna in un viaggio che parte da un boato improvviso e si muove attraverso le rovine materiali ed emotive lasciate dal disastro. Le voci raccolte diventano il filo conduttore di un’indagine che, coerentemente con la cifra stilistica di Berta, si concentra più sul lato emotivo, che su quello puramente giornalistico della vicenda: come si sopravvive a qualcosa che, letteralmente, ti piomba addosso? Come si elabora l’inelaborabile?
Il primo episodio ricostruisce la cronaca del giorno dell’incidente: la confusione, il rientro a casa, la scoperta che nulla è rimasto se non macerie fumanti, l’incertezza su cosa è successo ai tuoi familiari in un mondo senza internet e senza Whatsapp. Il secondo episodio si focalizza sul dopo: la paura, la fatica dell’elaborazione, il senso di smarrimento e l'ineluttabile arrivo di chi si diverte a far sciacallaggio, materiale o meno, su di una tragedia. Il tutto è impacchettato con la consueta attenzione al dettaglio e alla musica di Berta, in un racconto che riesce a fare luce su una vicenda dimenticata, restituendole umanità e trovando un modo per far diventare voce la memoria.
-Chiara
Jacob Reed and Me, Jacob Reed / Same Name 🇺🇸
Da qualche anno sono perseguitato da un mio omonimo, un dottorando all’Università di Firenze con un indirizzo email che è chiaramente troppo simile al mio. Ogni tanto mi arrivano prenotazioni di esami, richieste di documenti e notifiche assortite. Il tutto si ripete abbastanza frequentemente da permettermi di capire al volo che si tratta di lui, ma non abbastanza frequentemente da farmi venire voglia di contattarlo e risolvere la faccenda una volta per tutte.

A Jacob Reed questo succede in continuazione, tanto da tenere una lista in cui classificare tutti i vari modelli di “Jacob Reed” per cui viene scambiato. Abbiamo quindi il “Jacob Reed pittore”, il “Jacob Reed delle pulizie”, il “Jacob Reed che affitta impianti luci” e chissà quante altre gioiose variazioni sul tema. Ora, per come la vedo io, una volta che uno ha speso anni a mettere insieme questa lista ha solo due opzioni: chiuderla in un cassetto fino alla morte e stupire così i propri discendenti con la propria futilità o farci sopra bel podcast.
Immagino sarete molto sorpresi di sapere che il nostro Jacob Reed ha deciso per la seconda strada, regalandoci un lavoro che ha tutte le carte in regola per essere una delle cose più stupidamente divertenti che ascolterete quest’anno. In Jacob Reed and Me, seguiamo le avventure del nostro eroe mentre tenta di rintracciare i più elusivi ed affascinanti tra i suoi omonimi, in quella che potrebbe letteralmente essere definita come una ricerca tra le diverse possibili versioni di sé stesso. Nel raccontarci le sue peripezie, Reed si ispira dichiaratamente a Heavyweight e Mistery Show, due dei nostri podcast preferiti, riprendendone la formula e facendola sua grazie a una scrittura brillante, sicuramente aiutata dall’esperienza di autore televisivo con un certo successo.
Questo è il punto della recensione in cui normalmente mi dilungo nel parlare di aspetti tecnici che interessano solo me e altri quattro pazzoidi, ma in questo caso ho molto poco da dire. Nel momento in cui sto scrivendo Jacob Reed and Me infatti ha all’attivo una sola freschissima puntata e, nonostante una certa dose di molestia, non sono riuscito a entrare in contatto con i suoi autori per farmi mandare le anteprime di quanto uscirà nelle prossime settimane. Quanto ascoltato è però così fresco rispetto allo stantio panorama audio statunitense, che ho deciso di rompere la strettissima regola che impone a noi orecchiabili di parlare di un lavoro solo ed esclusivamente dopo averlo ascoltato nella sua interezza (a velocità 1x).
Quindi, cuccatevi questo Jacob Reed and Me, supportate la sua vita di piccolo podcast indipendente dalle grandi ambizioni e ricordatevi di me quando tra un anno verrà premiato a destra e a manca.
- Giacomo
🧁 Bonus: le pubblicità sono forse la cosa più bella mai prodotta nella storia del podcast. Non saltatele.
⏭ Orecchie a 2x:
Nel mondo dei podcast accadono cose un po’ in continuazione e non sempre riusciamo, per motivi di spazio, tempo o (addirittura) linea editoriale, a segnalarvi tutto quello che vorremmo. Quindi eccovi un po’ di notizie fresche fresche in poche comode parole:
Autori e produttori a noi. Avete due giorni due per proporre un vostro pezzo di tre minuti a The Ecco, una delle cose migliori che sono successe al mondo dell’audio europeo negli ultimi anni.
Bene, anche per oggi è tutto. Ora, srotolate i fili delle cuffiette e iniziate ad ascoltare! Sentiamoci su Instagram e se vi va, condividete questa newsletter con qualcuno che pensate possa apprezzarla.
Chiara & Giacomo
Grazieeeee! Non so come abbia fatto a passarmi inosservato "Jacob Reed & Me" - meraviglioso! E hai perfettamente ragione quando dici che ricorda Heavyweight e Mystery Show! Love it!